Era il vino che "is meris", i padroni, davano a "is srebidoris", i servi, "perchè questi non erano ritenuti meritori di bere un vino fatto di sola uva".

Lo spiega la confraternita "Don Piriciolu", comitato di appassionati di Villanovaforru, che sabato proporrà la sesta edizione della rassegna dedicata proprio a "su piriciolu".

Si inizia alle 19 nel sagrato della chiesa di San Francesco D'Assisi. Il comitato prosegue: "Il nostro intento rimane riscoprire le tradizioni e i principi della tradizione contadina e promuovere l'unicità e genuinità dei prodotti alimentari sardi". Uno di questi è appunto su piriciolu, "uno dei simboli della povertà, che ha caratterizzato la cultura contadina o può essere anche interpretato come simbolo di sopruso. Per noi su piriciolu è anche simbolo e bandiera di quei gusti e sapori che la globalizzazione e la massificazione cercano di far sparire".

Su piriciolu è fatto per il 25 per cento di uva macinata, per il 25 di mosto e per il 50 per cento di acqua. Il tutto viene messo in un tino e coperto perché non prenda aria. Si rimesta quotidianamente, da un minimo di un giorno a un massimo di tre giorni consecutivi. Poi va torchiato e messo a fermentare in barrique. Tre settimane e si può bere.

L'iniziativa gode del sostegno dei produttori di vino locali che offrono gratuitamente il loro prodotto per essere degustato, criticato dai partecipanti e giudicato da una giuria di esperti. L'evento è patrocinato dal Comune, dalla Pro Loco e dall'associazione "Su Enau".
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