Non c'è nulla di più tenace delle superstizioni e delle etichette di iattura. Ne sanno qualcosa gli abitanti di questo borgo "innominabile" di 1300 anime, arroccato sulle colline della Basilicata e famoso per esser considerato il luogo "più sfortunato d’Italia".

La sua nomea ha superato i confini nazionali, tanto che perfino la BBC si è interessata alla vicenda ed è andata a curiosare tra le viuzze del borgo, per scoprire che all'origine della superstizione ci sarebbe un aneddoto degli anni '40, quando in una riunione a Matera l’allora sindaco locale Biagio Virgilio sfidò i presenti dicendo: "Lasciate cadere questo lampadario se non sto dicendo la verità!".

Il lampadario cadde davvero, e da allora Colobraro si guadagnò il marchio della iattura, tanto che dai villaggi vicini iniziarono a chiamarlo soltanto "Cudd Pais" (in dialetto "quel villaggio"), toccando ferro al passaggio dei suoi sfortunati abitanti.

Vere o false che siano queste superstizioni, c'è chi ha deciso di riderci su e ribaltare la iattura sfruttandola a fini turistici, inventandosi l'evento "Sogno di una notte ... in quel Paese", un percorso teatrale itinerante che si tiene nel mese di agosto e vede le strade dell’antico borgo popolarsi di folletti, fattucchiere e monacelli, ovvero spiriti di bimbi morti prima di ricevere il battesimo. I turisti curiosi non devono temere: al loro arrivo le donne del borgo li doteranno di amuleti speciali, i “cingiok”, realizzati per rimanere immuni alla sfortuna.

Come a dire che con l’ironia - e la furbizia - si può aggirare una diceria dura a morire e trasformare un borgo in via di abbandono in uno dei luoghi più gettonati della Basilicata. E se riti e spettacoli non bastassero, per dimenticarsi completamente della paura si può puntare su prelibatezze gastronomiche locali come frizzuli, gnumareddi e peperoni cruschi.

(Redazione Online/b.m.)
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