Sono trascorsi parecchi anni dal primo incontro di Francesco Costanzo con la Sardegna, da quando per la prima volta arrivò assieme a un folto gruppo di amici-artisti, guidato dal critico Italo Marucci. Nel 1998 il Banco di Sardegna lo incaricò di decorare la parete esterna della filiale orgolese e l'artista, assieme al collega Gianni Mastrantoni, realizzò un vero e proprio "Inno alla vita".

Oggi quell'intitolazione all'abbondanza e al benessere è stata recuperata e valorizzata dopo che il tempo ne aveva sbiadito l'antico splendore, grazie a un'iniziativa promossa ancora dal gruppo bancario isolano e, in particolare, dal direttore generale Giuseppe Cuccurese. Vent'anni fa il quartier generale era il Petit Hotel, nei pressi del quale si può notare un'altra creazione del pittore, giunto nell'animo profondo di una regione fino ad allora sconosciuta.

Nel paese del Supramonte e dei muri parlanti, nella montuosa e selvaggia Barbagia, ben presto Costanzo ha avuto modo di toccare con mano lo spirito gentile e accogliente degli abitanti, ed esser conquistato dalle straordinarie sensazioni, dagli scorci e dalle viuzze di una immensa galleria a cielo aperto. E l'arte, si sa, è fatta di meraviglia ed emozioni autentiche e irripetibili, di immagini, significati e messaggi.

"Passeggiando per le vie di Orgosolo" - racconta Constanzo - "inizi a sentire Picasso. Ti colpisce immediatamente la cultura visiva della sua gente, il saper apprezzare, cogliere, interpretare opere anche di non facile lettura, oltre che un'indole ospitale che non ha eguali".

Durante la sua recente breve permanenza, Costanzo è stato accolto dagli orgolesi come uno di famiglia, ospite privilegiato e d'onore, alla stregua di un vecchio amico che ritorna dopo molto tempo.

"Nemmeno quando ho fatto la prima comunione, ho avuto tutte queste attenzioni" - ha commentato ironicamente il pittore. E, conoscendo l'indole ospitale degli orgolesi, non c'è da dargli torto.

"Costanzo non è solo un semplice artista ma una grande persona: fare Arte per lui è quotidianità, e con la stessa naturalezza riesce a condividerla" - spiega Teresa Podda, che con il raffinato compositore di immagini ha condiviso l'esperienza del restyling, dando un importante contributo nella realizzazione della facciata-quadro. "È stata una settimana intensa" - ha aggiunto la muralista orgolese - "Francesco era operativo dall'alba al tramonto, il fatto di stargli accanto, poi, l'ho interpretato certamente come un privilegio, qualcosa di particolarmente piacevole. Questa presenza, insomma, ha arricchito l'intera comunità e tutte quelle persone che lo hanno visto all'opera".
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