Fulvia Riccardino, una miscela di numeri e poesia, nasce a Cagliari nel 1928. Figlia di Anna Pau e di Spartaco Riccardino, letterato torinese e fondatore e direttore del Convitto Manzoni di via Nuoro, rimane orfana molto presto: il papà muore durante la guerra per complicazioni legate al diabete.

LA RESISTENZA - E' il 1943 e una pioggia di ordigni si abbatte sulla città, obbligandola insieme alla madre e alla sorella Fernanda a scappare dalla casa di via Sardegna, nel quartiere Marina, per imbarcarsi con la prima nave disponibile per Chiaverano, città del nonno paterno nelle vicinanze di ivrea.

Sfollate in Piemonte, le donne si ritrovano nel bel mezzo della Resistenza. Fulvia viene impiegata come staffetta partigiana, e cade presto prigioniera dei tedeschi e messa al muro in attesa della fucilazione. Viene provvidenzialmente salvata da un intervento dei compagni, e a 17 anni fa ritorno in Sardegna, dove la vita riprende serena.

L'UNIVERSITA' - Fulvia conclude gli studi classici, e si dedica poi all'università, sui banchi della facoltà di Ingegneria Mineraria, dove conosce il futuro marito Franco Meloni.

Gli esami volano uno dietro l'altro, e il 29 novembre 1952 diviene la prima donna ingegnere dell'Isola, con una tesi intitolata "Ghise e grafite sferoidali".

Nel 1955 arriva il matrimonio, e nell'arco di dieci anni diviene cinque volte mamma, dando alla luce Sergio, Bruno, Carlo Spartaco, Laura e Anna.

I figli crescono ciascuno secondo le proprie inclinazioni, diventando medici, ingegneri e imprenditori, ma solo dopo una ricca formazione umanistica sulla quale la mamma non transige.

L'INSEGNANTE - Fulvia sarà protagonista di una pagina storica di assoluto rilievo per la città di Cagliari, costruendo con le lezioni all'istituto industriale Scano, in via San Lucifero, l'avvenire di un'intera generazione di giovani.

A portarla via, nel caldo settembre del 1983, sarà un'onda anomala di quel mare di Sardegna che tanto aveva amato: è il 10 settembre, e l'insegnante non si presenta all'avvio dell'anno scolastico.

Oggi sorride felice dalle opere del figlio Bruno, vigilando su quella famiglia a cui ha saputo trasmettere i frutti di sentimento e ragione e un incontenibile senso di stupore verso la realtà.

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