Sono la bussola più rara e inaspettata da avere tra le mani: germogli di pietra con un cuore nero di basalto, racchiusi in un involucro di poliuretano espanso, zolle di terra nuova che pendono leggere dal soffitto, indicando cammini nell'universo possibile dell'immaginazione. Si può scegliere dal mazzo delle riflessioni sulla vita, squadernati sul pavimento in un ordinato disordine, il proprio viatico, e cercare un intimo punto di equilibrio. Per la prima volta dentro a una fantastica natura fatta di boschi di china prima, di black primer poi; di graniti, basalti, argilla, acqua, fuoco. Un mondo colmo di potente energia, silenzi, musica, suggestioni, che interroga le nostre paure, ma sa nutrire i nostri sogni.

Tutto questo è il "Tentativo di approccio all'inconoscibile", un'originale e seducente installazione multimediale proposta allo Spazio (In)visibile da Gildo Atzori, artista che lavora con materiali inusuali e di recupero, e Bepi Vigna, sceneggiatore e regista, accomunati dall'amore per il fumetto. Per il segno, la traccia, la riflessione.

La mostra, non a caso, marca un'innovativa anteprima del festival Nues, dedicato alle nuvole parlanti, il cui filo conduttore sarà quest'anno "Storie oltre". Ad aggiungere ancora emozioni, la musica curata da Dea suoni (Samuele Dessì) e le foto simboliche (un teschio d'argilla) di Mario Marino.

Dunque una "storia oltre", tutta da vivere, sperimentare con lo sguardo e l'udito, senza alcuna paura di immaginare.

"I lavori esposti - racconta Gildo Atzori - segnano un nuovo ciclo", una diversa narrazione, raccolta prima ancora di diventare l'opera finale, in un audace album privato. Tavole di tele scritte col bitume che raccontano dello smarrirsi e ritrovarsi dentro al bosco, spesso insidioso e ostile, dell'esistenza. Tema che accompagna da sempre l'uomo, affrontato da Atzori con appassionata ricerca creativa, racchiusa nei germogli di pietra. Che trovano una radice nella bella riflessione di Costantino Nivola: "Creare una forma che sia ricca di evocazioni e stimoli la fantasia".

"Queste zolle - spiega ancora l'artista - sono nate con un procedimento simile al sand casting di Nivola. Metto il cuore di basalto in un involucro di poliuretano espanso che poi sotterro". La terra fa il resto, restituendo un nuovo elemento sul quale costruire, trovare un punto d'appoggio, indicare una via.

La seduzione più forte di "Tentativo di approccio all'inconoscibile" è l'assoluta sensazione di libertà che si respira in questa sorprendente natura. Si può entrare nel bosco di china, il primo che compone il trittico di opere su tela, seguendo il ritmo ostinato e costante del tratto, oppure guardarlo dall'alto, a volo radente.

D'acchito, può far pensare al lavoro di Giuseppe Penone, testimone dell'arte povera (custodito alla Gnam) così come nel parallelepipedo di granito, rigorosamente pintato di nero, colore cifra di Gildo Atzori, è facile ritrovare il monolite di 2001 Odissea nello spazio, il capolavoro di Stanley Kubrick, l'emblematico ed enigmatico oggetto che sconvolge e salva l'umanità. Nel suo blocco di pietra, messo in un angolo della galleria, Atzori ha praticato un'incisione, una sorta di ferita, dove sono racchiusi tutti i materiali utilizzati. Quasi fosse un bisogno di salvare il primo codice, custodendolo nell'origine della vita. Un orecchio attento saprà ritrovare il suono dell'ultimo fotogramma del film. Ma basta sollevare lo sguardo per essere calamitati dal grande tondo, una tela dove questa volta il segno è dato dal black primer, sigillato col fuoco. È tutto: luna, sole, terra. Di nuovo bosco.

La mostra è visitabile fino al 28 ottobre allo Spazio (In)visibile, in via Barcellona, 75, a Cagliari.

© Riproduzione riservata