Il mondo intero piange per l’attentato terroristico di Barcellona. E non solo per la condanna di una violenza efferata cui non è possibile dare una spiegazione, ma anche perché a cadere sulla Rambla sono stati per lo più turisti provenienti da ogni parte del globo. I morti e i feriti, stando solo alle prime ricostruzioni, sono di almeno 18 diverse nazionalità, e provengono da Germania, Argentina, Australia, Cina, Belgio, Cuba, Colombia, Francia, Spagna, Olanda, Ungheria, Perù, Romania, Irlanda, Grecia, Macedonia, Italia e Venezuela.

Una ferita, dunque, al Paese del turismo e della cultura, scelto nel 2016 da oltre 75 milioni di visitatori. E alla sua città più amata e frequentata, ogni giorno, da migliaia di vacanzieri, tutti, o quasi, concentrati in centro e alla Barceloneta, un tempo quartiere dei pescatori e oggi letteralmente monopolizzato dalle comitive, che sbarcano in città dalle navi da crociera e grazie ai sempre più numerosi voli low cost.

I numeri aiutano a capire il fenomeno: in un centro di 55.000 abitanti ogni giorno dormono 80.000 turisti.

Ma perché Barcellona è così amata? Sicuramente per la grande ospitalità e per le spiagge vivaci e sempre animate, ma anche – o forse soprattutto - per i musei colmi di tesori inestimabili, le meraviglie architettoniche. Una città ricca di arte e intrisa di cultura, a partire dal centro medievale Barrio Gotico arrivando agli edifici modernisti dell’Eixample. Barcellona è la città di Antonio Gaudì, che ha lasciato capolavori incomparabili quali la Sagrada Familia, Casa Milà e Casa Batllò, e il favoloso Parc Guell, situato nella zona nord. Ed è anche una città che ha conosciuto negli anni le dominazioni più diverse: fondata, come vuole la leggenda, dal cartaginese Amilcare Barca, padre di Annibale, vedrà poi alternarsi nei secoli i Romani, i Visigoti, i Franchi, gli Arabi, dominazioni che lasceranno il segno indelebile dello scompiglio e della distruzione, ma da cui la città riuscirà a rialzarsi con fierezza, forza e una vivacità senza pari.

La stessa vivacità che è, da sempre, tratto distintivo di quella Rambla, lunga più di un chilometro, che collega Plaça de Catalunya al vecchio porto. E che deriva il nome proprio dall’arabo, in un tragico rimando del destino.

(Redazione Online/v.l.)
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