L'aveva rivelato nel corso di un'intervista: "Il titolo non è mio, l'ha scelto l'editore. Ne avrei preferito un altro che meglio esprimesse, secondo me, la mia condanna civile e morale, da cittadino, del sequestro di persona". Antonio Cossu parlava del suo "Il riscatto", apparso in libreria nel 1969 con l'autorevole etichetta della Vallecchi. Gli sarebbe piaciuto, per esempio, "La vita è solo merce" al quale attribuiva la capacità di condannare il cinismo dei banditi pronti a barattare con denaro l'esistenza di una persona strappata alla sua famiglia.

Così, quando è stato deciso di proporre "Il riscatto" nella Collana "I narratori del banditismo", recuperando quel titolo soltanto immaginato si è pensato di dare alla pubblicazione anche il particolare significato di sentito omaggio al grande scrittore di Santu Lussurgiu. Ai lettori il libro era comunque piaciuto molto a prescindere dal titolo. E di lettori e di estimatori Antonio Cossu ne aveva conquistati davvero tanti con quell'opera e con le altre della sua intensa produzione letteraria.

LA VITA - Laureato in Lettere a Milano, una preziosa esperienza nel Movimento culturale sostenuto da Olivetti, dopo il racconto-saggio apparso sulla rivista "Comunità" dal titolo "Sardegna a passo di carro e di cavallo" (viaggio-inchiesta di grande lucidità e forza evocativa), Antonio Cossu aveva cominciato a conquistarsi i propri lettori soprattutto dalla fine degli anni Sessanta quando erano usciti "I figli di Pietro Paolo", segnalato al "Premio Deledda", e appunto "Il riscatto", due prove narrative di robusta sostanza e rivelatrici di uno stile asciutto e teso, coinvolgente e appassionante.

L'IMPEGNO - Dando testimonianza forte del suo convinto impegno civile, in particolare ne "Il riscatto" - ora ribattezzato "La vita è solo merce" - Antonio Cossu ha raccontato i retroscena di un sequestro di persona. E l'ha fatto illuminando in chiave letteraria personaggi e vicende ma allo stesso tempo proponendo alla lettura e alla riflessione uno straordinario documento su una certa realtà della Sardegna, il mondo dei pastori e quello - certo minoritario, ma in quegli anni di clamorosa e sofferta evidenza - dei sequestratori di persone. Non a caso il romanzo è stato pubblicato anche in Inghilterra, con il titolo "The Sardinian Hostage" e con la traduzione di Irene Golby.

LA PRODUZIONE - Erano seguiti, in tempi ravvicinati, "Mannigos de memoria: paristoria de una rivoluzione" (1982, in sardo), opere che avevano dato convincente testimonianza dell'impegno di Antonio Cossu anche sul versante dell'identità e della lingua; "A tempus de Lussurzu, contu a moda de teatru in tres partes" (1985); "I monti dicono di restare" (una raccolta di poesie composte fra il 1945 al 1981).

LA SVOLTA - Nel 1992 il penultimo appuntamento letterario proposto dalla casa editrice Edes con "Il vento e altri racconti", quattordici testi, uno in sardo, scritti fra il 1955 e il 1985 ma ritoccati sino all'ultimo, sino a quell'anno che per Antonio Cossu aveva anche segnato la svolta della pensione da qualificato funzionario della Regione. Era rimasto però al centro del mondo culturale anche come anima lucida e generosa della rivista "La grotta della vipera".

"La vita è solo merce" è in edicola a chiusura della serie di quattro opere che hanno portato da quindici a diciannove i volumi della Collana "I narratori del banditismo".

Gianni Filippini

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