In Paese come il nostro dove i finanziamenti del Fus se li mangia in buona parte la lirica, lasciando agli altri le briciole, danza compresa, il corpo di ballo della Scala di Milano rappresenta un’isola felice.

Da qui, arriva Beatrice Carbone, solista di affermata bravura ed eleganza, che, insieme a Davit Galstyan, primo ballerino del Ballet du Capitole, e al Trio di Milano, formato da Laura Marzadori, primo violino dell’Orchestra del Teatro alla Scala, Eugenio Silvestri, viola, Sandro Laffranchini, violoncello, porta in scena oggi alle 20 sul palco del Teatro romano di Nora per “La notte dei poeti” del Cedac, “Danzando sulle tracce del tempo”, spettacolo di musica e danza con le coreografie di Mick Zenj, primo ballerino del teatro scaligero.

"Prima di tutto sarà musica, con le composizioni di Mozart e quelle di Jean Francaix, che balleremo in alcuni momenti", precisa la ballerina. "Musiche che si prestano a una mini storia che ci è piaciuto inventare e che ruota intorno agli archi".

Galstyan è il suo fidanzato: è più facile o più complicato lavorare con chi si è legati sentimentalmente?

"Penso dipenda dal carattere. Ci sono coppie anche affiatate, che però non possono lavorare insieme. Noi siamo molto in armonia, dentro e fuori dal palco. Balliamo da tre anni ma solo in occasioni speciali".

Nella sua carriera ha interpretato parecchi ruoli e ballato anche con Roberto Bolle, étoile scaligera che ieri ha ammaliato il pubblico della Forte Arena di Santa Margherita di Pula con i suoi fantastici Friends.

"Ci siamo sfiorati lunedì a Verona perché con Davit eravamo lì per lavoro. Ora capita anche qui a pochi giorni di distanza: incredibile. Roberto è un partner eccezionale. Un fisico incredibile. Quando sei tra le sue braccia, non hai paura di niente. Siamo cresciuti assieme da quando avevamo 15 anni. Per me con lui è come essere a casa".

Viene chiesto di più a una ballerina o a un ballerino?

"Sicuramente a una ballerina. Se un danzatore ad esempio sa fare bene i salti, è sufficiente. Anche se poi un buon partner deve saperti mettere nell’equilibrio giusto. A una donna viene invece richiesto anche altro: un bel corpo, il giro, l’elasticità, il salto. Per noi è senz’altro più dura".

Che momento vive la danza classica?

"Un momento difficile. Corpi di ballo che chiudono, soldi che diminuiscono enormemente, festival estivi che riducono di parecchio lo spazio per la danza. Dai diciotto anni ai ventisei, ricordo che giravo tantissimo per l’Italia e si guadagnava bene. Adesso le cose sono cambiate molto. Alla Scala va tutto bene, ma in generale mi auguro che un’arte come la danza classica, che fa sognare il pubblico, possa ritornare a splendere come un tempo".

Cosa le piacerebbe fare quando deciderà di non danzare più?

"Seguire dal punto di vista manageriale la carriera di chi balla".

Venti minuti prima dello spettacolo, gli sguardi degli spettatori saranno rivolti alla performance di Andrea Gallo Rosso dal titolo ”Occhi”.
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