Giacomo Leopardi non morì a Napoli il 14 giugno 1837. Benché malato e sofferente, grazie all'aiuto degli amici più cari che inscenano un finto funerale, il poeta lascia la città, si dirige verso la Spagna e poi a Calais e a Parigi. Vuole iniziare una nuova vita lontano dai rigori paterni Ma sulla strada per Parigi incontra una bellissima ragazza mora, Josephine, se ne innamora, ricambiato, e per lui si compie il più straordinario degli eventi: diventare padre.

Sulla presunta morte di Leopardi c'era stato già un romanzo dello scrittore Alessandro Zaccuri "Il signor figlio" (Mondadori 2007), ma nel suo nuovo libro lo scrittore Massimiliano Timpano riprende quella fantasiosa diceria e la integra di una realtà possibile, abbinando allo scoramento il prodigio, alla fuga la stabilità del cuore.

"La vita, se altro si dice" (Bompiani, 176 pp. 13 euro) diventa perciò una pausa felice nell'esistenza di un uomo che non credeva più nell'amore. Una sorpresa finale ribalterà ogni cosa, come se Timpano avesse voluto azionare un gioco un po' perverso, ma la storia che racconta è così intensa da sembrare vera in ogni pagina.

Ma se Giacomo Leopardi non fosse morto di colera a Napoli sarebbe davvero andato a Parigi come ipotizza Massimiliano Timpano nel suo romanzo, e avrebbe vissuto come ogni uomo vuole vivere, ovvero amato e amando? Timpano ha la capacità di trasformare questa fantasiosa vicenda in una realtà parallela. Qualcosa che avrebbe potuto accadere davvero, che forse è accaduta veramente, ma della quale non abbiamo certezza. Le riserve in questo caso sono d'obbligo, ma Timpano suscita il sogno e la speranza nel lettore e con la sua prosa forte, colta e sincera proietta in una diversa realtà la sofferenza di Leopardi e gli affida nuove percezioni. La poesia lo eleva, ma l'amore lo sublima e questa è la giusta angolazione di un romanzo che niente toglie al poeta, molto aggiunge all'uomo e accende consolanti chimere.

Perché Leopardi dato per morto a Napoli, decise di andare in Francia?

"Giacomo Leopardi era stato invitato più di una volta a lasciare l'Italia per trasferirsi a Parigi dal suo amico svizzero, filologo Luigi de Sinner. Con il dirottamento a Saint Malo, che avviene per via di tutto il fracasso che là combina la luna con le maree e tutto il resto, Leopardi cambia i suoi piani".

Con il suo romanzo, voleva dare un'altra possibilità a Leopardi, che in vita sembra aver conosciuto solo amarezze?

"Solitudine e tristezza gli hanno insozzato la vita. E lui ci è andato fino in fondo e ne ha tratto poesia".

Le uniche verità sulla vera fine di Leopardi sono quelle dell'agostiniano scalzo Padre Felice?

"Quanto sappiamo sulla fine di Leopardi - che è stato poi il testo, il canovaccio di questa mia storia -, viene da "Sette anni di sodalizio" di Antonio Ranieri. Quanto poi a questo Padre Felice da Cerignola, l'agostiniano scalzo: be', dai registri del tempo non abbiamo traccia della sua esistenza".

Francesco Mannoni

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