Una luce morbida rischiara discretamente il doloroso silenzio di una madre che piange il figlio morto, ammazzato. Collocata in fondo a una sala grigia che esalta il biancore del marmo, la celebre scultura di Francesco Ciusa inonda di solitudine tutto lo spazio che separa l'opera dall'ingresso, regalando al visitatore un'imprevista e intensa commozione.

Benvenuti alla Galleria Comunale d'Arte di Cagliari dove le testimonianze artistiche di un secolo segnato da eventi così straordinari da essere ribattezzarlo dallo storico Eric J. Hobsbawm, "breve", abitano un nuovo armonioso ordine. Suggestivamente pieno di luce, che entra generosa dalle persiane finalmente spalancate, illuminando la sala della collezione Ugo. Bello.

MUSEI CIVICI - A scompaginare le carte, immaginando i musei civici come spazi dove si intrecciano dialoghi, è la direttrice Paola Mura, da due mesi al comando. Con l'aiuto di una "grande squadra" (storici dell'arte, grafici, funzionari e tecnici del Comune) ha rivoluzionato i vecchi allestimenti della Galleria comunale e di Palazzo di Città, ridisegnando spazi e percorsi.

"Il nostro sforzo - racconta, presentando ai giornalisti il progetto - è quello di comporre un sistema che riesca a restituire il valore del patrimonio artistico dei musei civici, dalle opere del '900, alla collezione Ingrao, alle sculture di Ciusa, fino alla collezione d'arte contemporanea raccolta da Ugo Ugo quando era direttore".

Operazione riuscita al punto da dare l'impressione di visitare un museo mai visto prima. La filosofia che sospinge questa ventata d'aria fresca risponde al bisogno di mettere "in relazione, accostare, comporre, dare atto della complessità che riproduce i fermenti di un'epoca, le sue tensioni: il Novecento". Esplorato attraverso le collezioni d'arte, che convivono con grande varietà di stili, senza prevaricazioni. Così i capolavori di Giacomo Balla e Umberto Boccioni, preludio dell'avanguardia futurista, sono esposti nella sala dedicata al Divisionismo e al successivo Futurismo e dialogano con le sculture di Francesco Ciusa, raccolte in una sala dedicata, armoniosa, raffinata.

CIUSA - Ci si dovrebbe entrare in punta di piedi e stare in silenzio per ammirare i capolavori dell'artista nuorese, che sembrano vivere qui da sempre. "Il nuovo allestimento del museo, illuminato nel modo giusto - osserva l'assessore alla Cultura del Comune Paolo Frau - rende più comprensibile il percorso del tempo". Ecco la chiave: l'arte usata come strumento emancipato di narrazione storica, alla quale le collezioni civiche contribuiscono con linguaggi diversi. In soccorso del visitatore un'illustrazione chiara e pulita, allestita nella prima sala. Si va dall'indispensabile "voi siete qui", a "ecco che cosa vedrete": dall'arte figurativa della collezione Ingrao alle sperimentazioni più avventurose degli anni Settanta. Una bella novità.

SALA UGO - Se la sala dedicata ai lavori di Ciusa commuove per bellezza, quella del piano superiore dedicata alla collezione di Ugo Ugo, travolge per il fascino delle opere di Rotella, Gallina, Pomodoro e Antico. Improvvisamente si respira "lo spirito del '68" che pervade la collezione, filologicamente disposta come Ugo l'aveva pensata nel 1981. Lungo il percorso, tracce dei "Face to face", i dialoghi tra opere e artisti di stagioni differenti, sperimentati nei mesi scorsi in Galleria, primo nucleo di un'idea esplosa nel nuovo allestimento.

Un tesoro che appartiene alla città e che Cagliari e chi la visita, a cominciare dai protagonisti del G7, può solo riscoprire e gustare. Godendo di un dono speciale, per la prima volta offerto agli occhi di tutti.

PALAZZO DI CITTÀ - È il "Come Daphne" di Maria Lai, con i versi di Garcia Lorca incisi, un'opera la cui struggente bellezza lenisce i travagli patiti, e dà il benvenuto a Palazzo di Città. Qui, domani, si inaugura l'esposizione "Paesaggio e identità. Storie di luoghi, di donne e di uomini della collezione sarda".

È una selezione di opere del corpus principale della collezione permanente che svela l'idea di Isola da parte dei suoi artisti.

La mostra procede con un percorso a ritroso nel tempo, dal lavoro di Maria Lai del 1999, passando per Foiso Fois, Hoder Claro Grassi, Aligi Sassu, Ubaldo Badas, Pietro Antonio Manca, Giuseppe Biasi, Dessy, Costantino Nivola, fino ad arrivare al Cristo di Pinuccio Sciola "colto nell'attimo in cui esala l'ultimo respiro, secondo i precetti del Concilio", osserva Alessandro Cossa, il dirigente del Comune di Cagliari a cui i musei civici fanno capo.

Da luglio quest'esposizione sarà arricchita dall'accostamento tra gli artisti sardi e i grandi reporter della Magnum. Con le loro immagini scattate tra gli anni '50 e '60 hanno testimoniato il passaggio dalla cultura tradizionale alla modernità.

Caterina Pinna

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