Millenni fa riempiva i pozzi di templi dove i nuragici cercavano il rapporto con la divinità. Oggi è un bene primario ancora più prezioso e da salvaguardare in un momento di forte crisi idrica nell'isola. Da venerdì a domenica a Villanovaforru si parla di acqua. Il paese della Marmilla ospiterà il primo festival del culto dell'acqua in Sardegna organizzato da Comune, Pro Loco e biblioteca gramsciana.

LA FILOSOFIA - Proprio Giuseppe Manias, della stessa biblioteca, ha esordito: "Partiamo dalla presenza dell'acqua nel territorio nel corso dei millenni con uno sguardo più ampio rivolto alla Sardegna e all'attualità". Perché l'acqua? "Perché vogliamo valorizzare uno degli aspetti più importanti della civiltà sarda uso e culto dell'acqua nella storia e nel nostro presente". Obiettivo ambizioso, fra cultura e società, che si pone un ricco cartellone di eventi. Non mancheranno le iniziative originali. Come un percorso col rabdomante nelle campagne di Villanovaforru alla ricerca dell'acqua. Ancora mostre e artigiani al lavoro con e per l'acqua.

ARCHEOLOGIA - Nello stesso museo archeologico Genna Maria di Villanovaforru molti reperti rimandano all'acqua. "I vasi potori, collegati al bere, dunque vino e acqua", ha spiegato l'archeologo Mauro Perra, che ben conosce siti e storia di Villanovaforru e di tutta la Marmilla, "ma anche i vasi piriformi, con una faccina in rilievo, collegati alla presenza delle acque sacre nei culti dei nuragici". E con tanti interrogativi ancora aperti. Perra ha confessato: "Nei tempi a pozzo anche del territorio, come Serri e Sardara, si registra la presenza di acque sorgive. Si era ipotizzata la presenza di uno di questi pozzi anche a Pinn'e Maiolu a Villanovaforru. Ma l'acqua era una divinità o uno strumento per raggiungerla?". Pozzi sacri sicuramente testimoni di un'importante trasformazione nella civiltà nuragica. "Intorno al 1000 avanti Cristo i nuraghi vengono messi da parte. Sulla ragione noi archeologici ci stiamo ancora interrogando", ha aggiunto Perra, "tre secoli prima un incremento demografico pazzesco nell'isola ha portato ad un sovrasfruttamento dell'ambiente naturale, che viene degradato. La civiltà collassa. Le elites trovano un nuovo collante nella religione, collegata ai pozzi sacri".

MOSTRE E INCONTRI - Quante discussioni ed analisi intorno all'acqua nella storia sarda. Temi che rimbalzeranno nella tre giorni di Villanovaforru, che sarà inaugurata venerdì alle 17,30 con l'apertura di ben sei mostre: documenti, foto, quadri, ceramiche, installazioni e creatività artigiana con Francesca Idda, Gigi Cabiddu Brau, Antonello Atzori, Fabrizio da Pra, Matteo Muntoni, Gianluca Piras, Federico Leonardi e Roberta Cabiddu. "L'acqua fa parte della nostra vista e bisogna rispettarla. Ma per rispettarla bisogna conoscerla meglio", ha detto Manias. Sabato al lavoro gli artisti del gruppo Boghes e alle 9 "A spasso col rabdomante". "Dino Materazzo di Sanluri, che ha già all'attivo la scoperta di ben 400 pozzi, con il suo pendolino e la verga di olivastro accompagnerà i visitatori alla ricerca delle fonti sorgive nelle campagne di Villanovaforru", ha annunciato sempre Manias, "e spiegherà come utilizza i suoi strumenti. Una figura ancora attuale e molto ricercata quella del rabdomante". Alle 11 si parlerà di acqua e nutrizione con Valentina Urpi. Alle 18,30 il convegno sul culto dell'acqua a Pinn'e Maiolu con Mario Polia, uno dei più grandi esperti di storia delle religioni. Alle 20,30 performance di danza con Nadia Cois in via Sardegna. La giornata di domenica inizierà prima dell'alba: alle 6 reading e saluto rituale all'acqua a Genna Maria con Mauro Sigura e Paolo Vanacore. Alle 11,45 meditazione guidata e preghiera per l'acqua con Ilaria Orefice e il coro armonico Sherden Overtones ad Aqua Frida. Alle 17 i giochi con l'acqua di Tatabolla in piazza. Lo sguardo rimane rivolto al presente. Manias ha concluso: "Nella crisi idrica odierna impariamo a rispettare questo bene primario".

Antonio Pintori

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