Rubi Dalma, nome d’arte di Giusta Manca di Villahermosa, nobile cagliaritana, è stata una grande stella del cinema del ventennio fascista. Conosciuta sul grande schermo prima ancora che nell’Isola, fece "girare la testa" al grande Federico Fellini.

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A metà degli anni Trenta un ragazzo timido, alto ed emaciato, si aggira nei nuovissimi studi di Cinecittà a Roma per raggranellare qualche soldo dalle caricature delle dive cinematografiche dell'epoca. Una, in particolare, gli fa perdere la testa: elegante, aristocratica, sarda. Il destino dei due ragazzi li divide, e lo spilungone di Rimini, all’anagrafe Federico Fellini, finisce dietro la cinepresa, mentre lei, con il nome d’arte di Rubi Dalma, davanti all'obiettivo come presenza di rilievo del cinema italiano del ventennio fascista.

GLI ESORDI - Rubi Dalma è al secolo Giusta Manca di Villahermosa, nata a Cagliari il 24 aprile del 1908. Diverrà Rubi Dalma per desiderio del vate Gabriele D’Annunzio.

Dedita sin da giovanissima alla recitazione, riscuote un grande successo sul grande schermo prima che nelle terre natali. A celebrarne la figura sull’Isola sarà, per la prima volta, proprio un articolo de L’Unione Sarda che, in data 17 luglio 1938, ne annuncia la visita al cinema Olimpia di Cagliari.

Uno splendido primo piano della diva
Uno splendido primo piano della diva
Uno splendido primo piano della diva

A CAGLIARI - L'orgoglio cagliaritano per l'illustre concittadina esplode nell'interminabile applauso della folla che segue la marchesa di Villahermosa, in processione, fino al palazzo viceregio dove si conclude l'evento artistico mondano e dove Rubi Dalma parla con il pubblico presente di progetti in via di sviluppo o solo in fase di desiderio. È allora diva silenziosa ed indiscussa della cosiddetta "commedia dei telefoni bianchi", sottogenere cinematografico che entra nell'onirico immaginario collettivo per la presenza, appunto, dei telefoni bianchi, uno status symbol che definisce all'epoca la differenza sociale tra la nuova borghesia emergente e il proletariato che deve accontentarsi dei telefoni scuri in bachelite.

LA CONSACRAZIONE - La celebrità arriva con la partecipazione al prodotto neorealista "Il Signor Max", film del '37 interpretato da Vittorio De Sica e che le merita il plauso di Vittorio Mussolini, figlio di Benito.

Rubi Dalma entra poi, del tutto inconsapevolmente, in un circuito politico definito operazione "Cinema italiano", che ha quale scopo principale la difesa della lira. Ciò favorisce l'incremento della produzione di Cinecittà (da 37 a 110 film l'anno) ed il lancio di artisti capaci di soppiantare i divi americani nel cuore degli italiani.

In una scena del film "Antonio Meucci"
In una scena del film "Antonio Meucci"
In una scena del film "Antonio Meucci"

Gli intrighi politici non toccano, tuttavia, il lavoro dell'attrice, che lontana da qualsiasi divismo è puntualmente riconosciuta come ottima compagna di scena dei più grandi interpreti nostrani, dal conterraneo Amedeo Nazzari a Gino Cervi.

GLI ULTIMI ANNI - Per la marchesa Giusta Manca di Villahermosa la recitazione, splendida esperienza di successo del regno di celluloide, il massimo acquisibile sotto gli ordigni bellici, è una parentesi di appena un quarto di secolo.

Sceglie di trascorrere i suoi ultimi anni a Castel Gandolfo, nei pressi di Roma, in un lussuoso residence per signore di solida nobiltà familiare, dove si spegne in una calda serata di agosto del 1994.

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