Era il 1933 quando uno strano velivolo di forma cilindrica si schiantò nei pressi di Varese, precisamente a Vergiate, lasciando a terra, oltre ai resti dell'aereo, i corpi di due piloti.

Un Ufo, almeno secondo la definizione attuale di Unidentified Flying Object (oggetto volante non identificato), la cui origine è tuttora un mistero.

All'epoca il regime fascista secretò tutto, lasciando che se ne occupasse un suo ufficio, il Gabinetto RS/33 di cui faceva parte anche il fisico Guglielmo Marconi.

A ottant'anni di distanza da quell'episodio, oggi dal Centro ufologico nazionale viene fuori una nuova teoria. A spiegarla è Roberto Pinotti, il fondatore e segretario, in un convegno ad Arona, sul Lago Maggiore, proprio nella zona dello schianto.

"I resti dell’Ufo furono portati nei capannoni della Siai-Marchetti a Vergiate, dove rimasero per 12 anni. Così come i corpi dei piloti, conservati in formalina, a lungo studiati. Si sa che erano alti 1,80, avevano capelli e occhi chiari".

Un aspetto da tedeschi, dunque, e, secondo Pinotti, Mussolini si convinse che la loro origine era proprio quella.

"Il Duce credette, forse, che sarebbe stato opportuno allearsi con una potenza militare come quella della Germania nazista, capace di produrre un velivolo mai visto prima, piuttosto che averla come nemica".

Dopo la guerra furono gli americani a prendere in custodia i resti del volo portandoli negli Usa ma, conclude Pinotti, ad aggiungere mistero al mistero, "le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse sono morte: due in incidenti di mare, una suicida".
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