Gambe lunghe, caschetto biondo e un fisico scattante. Con un corpo simile, la scalata di Marisa Sannia nel basket sembra un percorso già scritto.

Ma il suo sogno è un altro: cantare. E ci riuscirà, grazie alla sua voce cristallina, diventando una delle interpreti più raffinate che la canzone sarda abbia mai visto brillare.

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La storia di Marisa Sannia comincia con un cestino di pallacanestro e finisce con una melodia al chiaro di luna.

In mezzo la vita di una donna straordinaria che, con la sua timidezza e la sua eleganza, passa dal cinema, al palco di Sanremo, alla tv. E che, sempre esigente con se stessa, è capace di reinventarsi continuamente.

LA "GAZZELLA DI CAGLIARI" - Nata nel 1947 a Iglesias, Marisa sin da ragazza si allena nei campetti di cemento di viale Merello a Cagliari, insieme alle compagne delle Karalis prima, e del Cus Cagliari poi.

Una "gazzella", tra le migliori cestiste italiane della sua generazione, che viene convocata in nazionale disputando i campionati europei di Sofia. Ma nelle pause non resiste al canto, provando continuamente con la sua band "I principi". Presto si dedicherà interamente alla musica.

L'AMICIZIA CON SERGIO ENDRIGO - Nel 1966 strappa il suo primo contratto discografico con un singolo d'esordio firmato dal grande Sergio Endrigo. Un sodalizio, quello con l'interprete di "Lontano dagli occhi", che parte sul piano professionale ma ben presto si trasforma in una bellissima amicizia.

Nello stesso anno entra a far parte della rivoluzione femminile in tv, con Mina, Nada, Patty Pravo. Debutta nel programma "Scala Reale" e poi in "Canzonissima Sette Voci" indossando una minigonna, con una grazia che non sfugge agli spettatori.

Con alcuni fan
Con alcuni fan
Con alcuni fan

L'ESPERIENZA A SANREMO - Nel 1968 il sogno: davanti a lei si aprono le porte del teatro Ariston, prima volta a Sanremo per una cantante sarda. Interpreta in coppia con Ornella Vanoni "Casa Bianca", scritta da Don Backy, che si aggiudica il secondo posto e sarà la colonna sonora di "Alfredo Alfredo" di Pietro Germi, con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli.

La Sannia torna al Festival per altre due volte, per poi collaborare con Vecchioni, De Gregori, Lauzi, Minghi, de Moraes e De Angelis. Lavora anche con Mogol, per cui canta "La compagnia", poi interpretata da Lucio Battisti nel 1976. Ma, intervistata, continua a ripetere: "Sono insoddisfatta".

Ornella Vanoni e Marisa Sannia
Ornella Vanoni e Marisa Sannia
Ornella Vanoni e Marisa Sannia

IL RITORNO IN SARDEGNA - La stampa ormai l'assedia e lei continua a fuggire dai paparazzi: "Mi costa rinunciare alla mia vita privata. Per salvaguardarmi ogni tanto vado in Sardegna dove nessuno mi trova".

All'apice della carriera decide di tornare alle sue origini, nell'Isola. Studia il sardo e in particolare la poesia in limba. "Questa lingua antica, ma familiare, carica di sensualità mi affascinava e mi coinvolgeva nel ricordo di cose lontane, dimenticate, che tenevo nascoste dentro il cuore".

I suoi numi ispiratori sono Antioco Casula, il poeta chiamato Montanaru, lo scrittore Francesco Masala, l’artista Maria Lai e Federico García Lorca. Indimenticabili le sue intepretazioni al plenilunio, come le janas.

Marisa Sannia muore nel 2008, circondata dalla fitta rete di quel riserbo che amava.

La storia completa nel volume "Sardegna al femminile" disponibile nello store online a questo link
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