Di ceto sociale e culturale elevati, Giuseppina Marcias ebbe una vita segnata dal dolore e dalla sofferenza. Sostenne e accompagnò il figlio, Antonio Gramsci, nell’amore per la letteratura, la cultura e la politica, e fu chiaro esempio di progressismo femminile nella Sardegna della prima metà del Novecento.

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IL RITRATTO - Giuseppina Marcias era una ragazza diversa da tutte le altre. Alta ed elegante, vestita all’europea, si distingueva dalle sue coetanee di Ghilarza, piccolo paesino della provincia di Oristano, per il portamento e i due sfavillanti occhi scuri. Socialmente e culturalmente elevata, era animata da interessi di vita insoliti, che in poche avevano nel Guilcer. Sapeva scrivere, e nutriva lo spirito con letture di poesia e grandi classici. L’infanzia e la vita le avrebbero tuttavia riservato grandi dolori e sofferenze.

Ancora giovanissima Giuseppina perde la madre e, pochi anni dopo, il padre: sarà la sorellastra Grazia a crescerla, e ad aiutarla poi con grande amore fraterno negli anni più difficili di madre e moglie.

Nel 1883 sposa Francesco Gramsci, arrivato in Sardegna da Gaeta per un impiego nell’Ufficio del Registro. Da lui avrà sette figli, fra cui il piccolo Antonio o Nino, anche lui destinato ad una vita difficile ma al tempo stesso animata da un amore smisurato per la letteratura, la cultura, la politica.

IL FIGLIO ANTONIO - Nel 1891 il piccolo Nino si ammala gravemente: il bimbo dallo sguardo color cielo e dai riccioli d’oro, a diciotto mesi è fiaccato da una protuberanza sulla schiena. Peppina non si dà per vinta massaggiandolo ogni giorno con acqua e tintura di iodio. Il piccolo tuttavia si aggrava, ha una forma di tubercolosi ossea, ed è sempre più spesso preda di convulsioni ed emorragie, tanto che alla madre viene suggerito di acquistare la bara e la vestina da lutto: riusciranno invece, insieme, a superare la malattia e quegli anni, da cui Antonio porterà con se una colonna vertebrale deformata e una statura minuta.

Le sofferenze di Giuseppina non hanno tregua: nel 1897 Francesco viene sospeso dal lavoro e, poco più tardi, condannato a cinque anni e mezzo di carcere. Peppina è sola con sette figli da sfamare. Troppo orgogliosa per chiedere aiuto alla famiglia del marito, trascorre le sue giornate alla macchina da cucire, realizzando camice da uomo e altri capi che poi vende. Suo grande cruccio è l’educazione del piccolo Nino, di cui capisce la particolare impronta riflessiva e predisposta al sapere: lo aiuta nei compiti e gli insegna anche il sardo, per non fargli mai dimenticare le sue radici.

Un ritratto di un giovanissimo Antonio Gramsci
Un ritratto di un giovanissimo Antonio Gramsci
Un ritratto di un giovanissimo Antonio Gramsci

LE LETTERE - Il giovane Antonio, completati a fatica gli studi classici, viene presto preso al collegio Carlo Alberto di Torino, che permette agli studenti sardi indigenti l’accesso alle facoltà universitarie. Da lì avvierà una corrispondenza epistolare con la madre, che lo immagina come un soldato in guerra per costruirsi il proprio avvenire. Nino viene coinvolto nelle prime agitazioni operaie, fonda nel 1921 il Partito Comunista d’Italia, viaggia in Russia, si innamora, crea il quotidiano “L’Unità” e diventa deputato, nel 1924. Torna quindi, dopo un lungo periodo di assenza, nell’Isola, alla vecchia casa rossastra dove l’aspetta l’abbraccio materno sempre pronto ad avvolgerlo. Nel 1926 viene arrestato perché avversario del regime fascista. Le lettere dal carcere divengono allora per Nino preziose e irrinunciabili, quel tramite che gli permette di rivivere attraverso parole e ricordi la Sardegna e i frammenti di felicità dell’infanzia.

Trasferito a Torino per gli studi, Gramsci avvierà una fitta corrispondenza epistolare con la madre
Trasferito a Torino per gli studi, Gramsci avvierà una fitta corrispondenza epistolare con la madre
Trasferito a Torino per gli studi, Gramsci avvierà una fitta corrispondenza epistolare con la madre

LA LOTTA - Peppina questa volta non ha più armi per combattere la sorte avversa e cede lentamente a una dolorosa rassegnazione: non rivedrà più il figlio spegnendosi il 30 dicembre del 1932, e anticipando così di cinque anni la morte di Antonio.

Giuseppina Marcias è stata straordinario esempio di forza, tenacia e progressismo al femminile: donò alla sua terra un figlio partigiano e dalla mente libera, e nel 1915 costituì a Ghilarza un Circolo per favorire la cultura e l’informazione fra le donne. La figlia Teresina diverrà una delle prime donne del ceto medio locale ad avere un impiego pubblico.

La cella nel carcere di Turi dove era rinchiuso Gramsci
La cella nel carcere di Turi dove era rinchiuso Gramsci
La cella nel carcere di Turi dove era rinchiuso Gramsci

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