Oggi Cagliari piange i suoi morti dei bombardamenti del 1943.

Quel 28 febbraio di 74 anni fa, una domenica di sole, fu davvero l'Apocalisse. Il cielo si oscurò per il numero di aerei americani che in pochi minuti scaricarono sulla città una pioggia di bombe.

Un massacro. Quella mattina si dissolse definitivamente l'illusione popolare di considerare Cagliari «città aperta» che nonostante il porto, gli aeroporti, gli alti comandi e i depositi bellici, si pensava sarebbe stata risparmiata. L'esodo iniziato lentamente diventò un'inarrestabile fuga verso i paesi dell'interno. In pochi giorni il capoluogo si trasformò in una città fantasma.

L'errore di oggi sarebbe dimenticare o ritenere i bombardamenti su Cagliari qualcosa di lontano che non ci riguarda più. Invece, l'anniversario dei bombardamenti non solo ha il compito di tenere viva la memoria ma ci pone il dovere di guardare negli occhi chi porta nel proprio corpo il segno di quelle bombe.

L'articolo di Carlo Figari su L'Unione sarda in edicola
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