Ancora sporchi di terra. Ma belli nella loro imponenza, forse anche di più. Affascinanti, unici. Dai magazzini sotterranei dove l'ingresso è consentito solo agli addetti ai lavori, alla sala più bella del museo civico Giovanni Marongiu di Cabras.

Dopo aver trascorso chissà quanti secoli sotto la terra misteriosa del Sinis, a poca distanza dalle famose spiagge cabraresi, gli ultimi reperti nuragici scoperti a Mont'e Prama pochi mesi fa, da ieri mattina sono in bella mostra al pubblico, ancor prima del restauro. Illuminati dalle luci gialle e circondati da una corda nera per evitare che qualcuno si avvicini troppo ai tesori antichi. Nessuno può toccare. Sono ammessi solo gli sguardi, ma a debita distanza.

Sono i due modelli in pietra di nuraghe a otto torri rinvenuti a ottobre nella collina più famosa del Sinis, rinvenuti durante gli ultimi saggi nei terreni attorno all'area archeologica che ha già restituito pezzi da novanta come i sorprendenti Giganti.

I due modelli sono conservati benissimo: 1 metro e 60 centimetri di altezza, 150 chili di peso.

Ha voluto vedere da vicino i due modellini di nuraghe anche l’assessore regionale alla Cultura Claudia Firino: «È l’occasione per ricordare quale patrimonio di ricchezza storica e cultura rappresenti Mont’e Prama per la Sardegna e per il mondo». Firino ha colto l’occasione per ricordare l’ingente investimento che è stato fatto sia per la valorizzazione del sito archeologico sia per il museo. «L’Accordo di programma quadro tra Regione, Soprintendenza e Comune di Cabras ha garantito 3 milioni di euro che serviranno per la valorizzazione del sito e del complesso museale». «La nuova esposizione rappresenta un evento importantissimo - ha aggiunto il sindaco di Cabras Cristiano Carrus. «La scelta di restaurare i reperti direttamente nel museo ed esporli in tempi rapidi, è vincente».
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