Una corona di rose rosse e gigli bianchi, i gonfaloni dei comuni di Guasila e Settimo San Pietro e tanti tra familiari, amici e colleghi stretti in un dolore composto.

Così si presentava la camera ardente allestita nell'aula consiliare del municipio di Settimo San Pietro per l'ultimo saluto all'antropologo, scrittore e poeta Giulio Angioni, morto lo scorso 12 gennaio a 77 anni.

Introdotto dalle note della tromba di Francesco Bachis e Riccardo Pittau, il rito civile ha visto prendere la parola la moglie di Giulio Angioni, Marinella, che ha ringraziato anche a nome del figlio Marco «la comunità natale di Guasila e quella adottiva di Settimo San Pietro, i colleghi da tutto il mondo, gli amici di una vita e quelli conosciuti sui social network: l'affetto di tutti ha confortato Giulio fino agli ultimi istanti».

L'Università di Cagliari, dove lo studioso insegnava dal 1971, è stata rappresentata dalla medievista Rossana Martorelli e dai colleghi antropologi Felice Tiragallo e Benedetto Caltagirone, che hanno ricordato «l'attenzione gramsciana di Giulio Angioni per le condizioni di vita, le diseguaglianze, il saper dire e il saper fare dell'uomo nella società».

Occhi lucidi in fondo alla sala per Renato Soru, mentre l'editor del Maestrale, Giancarlo Porcu, ha rivelato che «era intenzione di Angioni quella di impegnarsi nel prossimo futuro ancora più a fondo nella narrativa e nella poesia».

Fabio Marcello
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