Era nascosta nella stiva, in confezioni con inciso il disegno di un'ancora, la cocaina sequestrata all'alba all'Isola d'Elba su una barca proveniente dal Brasile. Il natante che trasportava la droga, divisa in 300 panetti da oltre un chilo l'uno, era arrivato un paio di settimane fa al largo di Rio Marina. Portata in secca in un cantiere ha permesso agli agenti della Squadra Mobile di Milano e del commissariato di Sesto San Giovanni di ritrovare la droga. Sono state fermata sette persone. L'indagine, nata quasi un anno fa e coordinata dal procuratore Giuseppe D'Amico della Dda di Milano, è ancora in corso, sia in Italia, sia in Brasile, per individuare i referenti sudamericani del gruppo, dato che questo viaggio non sarebbe stato, nelle ipotesi investigative, il primo carico importato da Oltreoceano.

A organizzare il trasporto con il carico di cocaina sarebbe stato, per gli investigatori, Antonello Pitzalis, oristanese di 41 anni, già noto alle forze dell'ordine per reati legati alla droga e spesso in viaggio nel paese sudamericano. L'uomo avrebbe fatto da anello di congiunzione tra il gruppo di acquirenti formato da Ignazio Massa (di Oristano), Massimo Spalletti, Livio Quatrini, Natalino Barella, Victor Zingariello, tutti fermati sull'isola mentre soggiornavano come semplici turisti con tanto di famiglie al seguito, e da Ivan Giordano, raggiunto invece nella sua abitazione a Milano. I sette, a cui al momento non è stato contestato il reato associativo, avevano raggranellato insieme circa 10 milioni di euro per un investimento che avrebbe poi fruttato almeno quattro volte tanto. La cocaina, una volta tagliata, sarebbe infatti stata spacciata in molte piazze italiane, specie in Lombardia, Umbria e Puglia. La droga, partita dal Brasile a bordo della barca a vela Tabatha II, prima di approdare in Italia, ha fatto tappa nei Caraibi, alle Azzorre, per poi entrare nel Mediterraneo.
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