Il presidente, indagato per abuso d'ufficio e concorso in corruzione, è stato ascoltato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli. L'esame era stato sollecitato dallo stesso Cappellacci, che aveva manifestato sin dall'avvio dell'inchiesta tutta la propria disponibilità a chiarire qualsiasi aspetto i magistrati volessero sottoporgli. L'interrogatorio, secondo quanto si è appreso in ambienti del collegio difensivo, sarebbe stato "molto cordiale ed estremamente dialogante". Il governatore avrebbe risposto in maniera approfondita a tutte le domande dei magistrati. Al termine del colloquio, i difensori Guido Manca Bitti e Alessandro Diddi hanno espresso soddisfazione per l'andamento dell'interrogatorio e si sono detti convinti che il presidente abbia chiarito ogni punto della vicenda che lo riguarda.

INTERROGATORIO - Cappellacci ha ribadito la correttezza del suo operato e di quello della giunta, spiegando di aver agito nel rispetto della legge e per il bene dei sardi. Nel corso dell'interrogatorio i pm avrebbero chiesto al governatore dei rapporti tra l'uomo d'affari Flavio Carboni, il direttore generale dell'Arpas Ignazio Farris, il parlamentare Denis Verdini, uno dei coordinatori del Pdl, e Marcello Dell'Utri e non circostanze direttamente attribuibili a Cappellacci. Nelle due ore di confronto si è parlato anche delle pressioni che miravano a far gestire all'Arpas il procedimento per il rilascio per l'autorizzazione unica. "Usciamo molto soddisfatti da questo interrogatorio da noi sollecitato - ha spiegato l'avvocato Alessandro Diddi - perché l'inchiesta della procura ha fatto passi avanti evidenti ma a noi non ci sono stati contestati episodi nuovi. Riteniamo di aver spiegato con sufficiente chiarezza ai magistrati che la nomina e l'attività di Cappellacci non vanno considerate come una remunerazione di qualche specifico interesse politico. Chi indaga ha riconosciuto che la nostra memoria è ampiamente esaustiva".
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