Un guaio, le ginocchia: non reggono come una volta. Altrimenti tornerebbe sul suo mezzo di trasporto preferito: la bicicletta. «Mi sento più sicura che a piedi». Ma tutti a dirle che non si può più, che 89 anni sono abbastanza per abbandonare i pedali, che il traffico è una trappola. Eppoi, l'Italia - lo sanno tutti - non è un Paese per vecchi. Almeno per vecchi in bicicletta.

Periferia di Trieste. Nel soggiorno della casa a due piani («Macché villetta, la chiami casa perché la villetta è un altro affare»), Margherita Hack sta a metà strada tra una torre di libri che parte dal pavimento e un'altra in bilico sul tavolo. Caos assoluto, disordine felice e incontrollato. Astrofisica di culto, santa patrona del politicamente scorretto, vive l'autunno dell'anagrafe con l'irruenza di sempre. Impossibile imbrigliarla, tentare di farle dire qualcosa di cardinalizio.

Ben sapendo che gli indigeni s'infurieranno, ripete con implacabile inflessione fiorentina che «la Sardegna è l'unica regione italiana asismica, dunque la migliore per ospitare una centrale nucleare». Inutile aggiungere che le ha lanciato un anatema perfino la scrittrice Michela Murgia, fino a ieri fan dichiarata e orgogliosa della professoressa: «L'è una stupidaggine, chiunque lo dica».

Cattedratica universitaria fino al '92, direttrice di un Osservatorio astronomico diventato famoso in tutto il mondo, ha precisissime idee sulle stelle e sull'origine della vita sulla Terra: un Caso, un magnifico Caso. Dio non c'entra, insomma. L'ha messo per iscritto nei suoi libri, ripetuto fino alla noia ai mille convegni dove è stata talvolta salutata come una star. Simpatica, diretta, brutale se occorre.

Dalle stelle dell'universo alle stalle della politica è planata con cautela. Eletta in Regione Lombardia e poi alla Camera, ha sempre rifiutato il seggio. «La politica non m'interessa. Ero uno specchietto per le allodole. Dovevo attirare voti». Il partito dei comunisti italiani del politicamente defunto Oliviero Diliberto l'ha consacrata tentando di portarla in prima linea. Ma ha trovato muro.

La prof ha detto sì una volta sola, Consiglio comunale di Trieste. Esperienza che non ricorda nemmeno volentieri: 'un si faceva nulla. Una noia che non le dico. Molto più interessante la ricerca, che peraltro le ha dato fama e autorevolezza: c'è perfino un asteroide che porta il suo nome. Di sé e dei record della sua vita però non parla. Preferisce semmai spalancare le braccia, guardarsi tutt'attorno nel bazar domestico e ammettere sconsolata: che casino . Il fatto è che non saprebbe vivere diversamente, non riuscirebbe a trovare un compromesso. Prendere o lasciare. Sicura che in qualche parte dell'universo ci sia vita («ma troppo lontana da noi per poterci incontrare»), è rigorosamente atea, allegramente patriottica e furiosamente allergica alla Chiesa.

Ha avuto la tessera del Partito radicale ma solo perché cercava un'area di libertà ideologica a trecentosessanta gradi. Il padre le ha lasciato in eredità una montagna di libri, educazione teosofica e una razionalità che non prevede la variabile-sentimento. Il marito, Aldo De Rosa, l'ha sempre chiamata Marga: il nome tutto intero era troppo lungo.

Lei è contro il matrimonio ma s'è sposata in chiesa: perché?

«Oh bella, perché? A volte bisogna far contenti i genitori o i futuri suoceri. A me del matrimonio continua a non importare niente: mi basta stare bene insieme».

Suo marito è cattolico: convivenza difficile?

«Aldo l'è un cattolico sui generis. Ora, tra l'altro, è diventato agnostico. Amico mio, nella vita si cambia, mica si resta sempre uguali».

Ha detto che l'eutanasia è un diritto. Sicura?

«Come mi chiamo Margherita. La mia vita non appartiene a nessun altro se non a me stessa: quindi debbo essere libera di scegliere come morire. Ho fatto testamento biologico».

Sepoltura o cremazione?

«Mi frega niente. Sono tutte bischerate, queste. Quando morirò, potete pure gettarmi in un pozzo nero. Il testamento l'ho fatto perché non voglio che, nell'eventualità, ci sia accanimento terapeutico».

Personaggio gay 2010: professoressa, vive di provocazioni?

«Ah sì, mi ricordo. Divertente. M'hanno eletto perché difendo i diritti degli omosessuali. Se uno nasce omosessuale, che ci vuoi fare? Si nasce omosessuali come si nasce mancini. Non ho mai dimenticato che alle Elementari dei miei tempi i mancini erano costretti a scrivere con la mano destra. Mano sana o mano giusta, la chiamavano».

È vero che preferisce i gatti ai bambini?

«Non ho il cuore di bambinaia. Coi bimbi ci vuole pazienza e a me questa dote manca. Quanto ai gatti, a casa ora ne ho solo quattro. In tempi migliori ne ho avuti di più. All'Osservatorio astronomico ce n'era una colonia».

Fascista fino al 1938: si vergogna?

«A quell'epoca si era tutti fascisti. Nel 1938 avevo sedici anni: appena sono state varate le leggi razziali, ho capito tutto».

E addio fascismo.

«Un attimo. Nel nido del fascismo e sull'impero da costruire siamo saliti in tanti. Alle adunate noi ragazzi ci si divertiva. Il fascismo mi ha dato l'orgoglio di essere italiana».

Dunque ha festeggiato i 150 anni dell'unità.

«Certo. Ho messo al balcone una bandiera tricolore che mi avevano donato a Reggio Emilia. Tornando al fascismo, vorrei dire che Mussolini qualcosa di buono l'ha fatta. Non si fosse legato a Hitler sarebbe morto nel suo letto».

Andrebbe all'Isola dei famosi come l'ex deputato Vladimir Luxuria?

«Non ho mai visto quella trasmissione. Considero i reality e quelle cose lì un vero schifo. Poi, l'unica cosa che delle tivù mi piaceva purtroppo non c'è più: il commissario Rex. Se lo ricorda il cane poliziotto? Mi rilassava. Ma il resto...»

Il resto?

«Detestabile. Vedo solo il Tg3, Ballarò, Santoro e Lucia Annunziata».

Schierata e ortodossa.

«Può darsi ma sono le uniche trasmissioni decenti che passa la televisione italiana».

Una volta ha detto che la politica è più bacchettona della Chiesa.

«C'è qualcuno normodotato che ne dubita? Basta vedere cosa accade per le leggi sulle coppie di fatto, sulla fecondazione assistita, sulle staminali, sul testamento biologico. Il Governo è succube del Vaticano. Fa di tutto per ingraziarselo, per tenerselo buono».

Delusa dalla politica?

«Non ho mai avuto vera intenzione di fare politica perché non è il mio. Non ci si inventa politici. Ho accettato di candidarmi sotto pressione di gruppi che volevano sfruttare elettoralmente la mia notorietà. Delusa? Abbastanza».

Abbastanza, quanto?

«Molto. L'esperienza al Comune di Trieste, con una lista che si chiamava Alleanza democratica e raccoglieva dai repubblicani ai comunisti, non è stata affatto interessante. Si parlava e basta».

Nord Africa e Vicino Oriente: è rivoluzione globale?

«Rivoluzione di internet. Vuol dire che non ci sono più confini, che la voglia di libertà dilaga in modo straordinario tra i giovani di Paesi medievali».

Paesi medievali ha detto?

«Come definire un Paese che impone di vestirti in un certo modo, ti decapita, ti taglia le mani, ti uccide a sassate, ti costringe a seguire un Pensiero Unico?»

Sembra di sentire Oriana Fallaci e le sue sfuriate contro gli immigrati.

«La Fallaci lasciamola dove sta: in cimitero. È vero: ce l'aveva coi poveri extracomunitari perché a un certo punto della sua vita si è rincitrullita. La spinta ideale dei giovani oggi è molto diversa».

Cioè?

«Internet li ha avvicinati, ha portato un comune concetto di libertà che è lievitato fino ad esplodere. Speriamo che quei ragazzi ce la facciano».

Giusta la decisione Onu di intervenire in Libia?

«Sacrosanta. Muammar Gheddafi è un dittatore feroce. Stava massacrando il popolo solo perché ha trovato la forza di ribellarsi alle sue angherie. Abbiamo fatto benissimo ad intervenire».

Vale anche per Iraq e Afghanistan?

«Eh no, mica è la stessa cosa. Lì siamo truppe d'occupazione. La democrazia, checché ne dica quel vecchio reazionario di George Bush, non si esporta. Non si può esportare. La democrazia la vuole e la insegue il popolo: che c'entriamo noi con iracheni e afghani?»

Precisazione d'obbligo: non è vero che lei è pacifista.

«Non capisco cosa voglia dire. Quando ci vuole, ci vuole. Se tu cerchi d'ammazzarmi, tento di far prima io. Chiarito questo, il problema è quello di essere logici, razionali. Il pacifismo, in senso generico, è solo un pio desiderio».

Umberto Veronesi, Chicco Testa: ha visto quanti sono i neopaladini del nucleare?

«Guardi, non è questione di conversione ma ancora una volta di razionalità. Facciamo parlare i fatti e i fatti dicono che abbiamo sempre più bisogno di energia. Il petrolio e il metano si esauriscono, le energie rinnovabili non sono sufficienti a coprire le necessità. Le prospettive sono chiare e inquietanti».

Perché?

«Stiamo sempre ai fatti: i Paesi emergenti (India, Brasile eccetera) hanno consumi spaventosi. Aggiungi che prima o poi l'Africa si sveglierà dilatando la bolletta energetica».

Non c'è alternativa al nucleare?

«Purtroppo no. Il nucleare tuttavia non può essere una scelta isolata, di questa o quella nazione ma una decisione collettiva dopo aver analizzato seriamente il problema. E sottolineo seriamente».

Non si fida?

«No. Vorrei alcune certezze: per esempio che le centrali atomiche venissero realizzate esclusivamente dove non ci sono rischi sismici o di tsunami».

Per l'Italia sta candidando la Sardegna?

«E chi sennò? La Sardegna è l'unica regione completamente asismica. Ma devono essere i sardi a volere la centrale. Dicessero sì, dovrebbero avere l'energia a costo quasi-zero impegnandosi a vendere quel che resta a prezzi di mercato. Di una cosa sono comunque certa: dietro dev'esserci la volontà popolare».

I sardi, come tutti gli italiani del resto, l'hanno già espressa.

«La Storia non è sempre la stessa. Difatti il Governo ha deciso di ripensarci prendendosi un anno di tempo. Lo stesso professor Veronesi, dopo quello che è accaduto in Giappone, ha chiesto di riflettere».

La tregua del Governo è palesemente strumentale.

«Il vero problema è che siamo un Paese poco affidabile, questo è il nodo. Altro stile, altro metodo quello giapponese».

Però hanno clamorosamente sbagliato pure loro.

«Il maremoto è una sciagura contro cui non si può nulla. Con questa logica, saremmo ancora all'Età della pietra: no al fuoco perché può provocare roghi, niente auto perché fanno incidenti e tantomeno aerei perché cadono».

Quando parla di affidabilità a cosa si riferisce?

«Al fatto che in Italia non si riesce a costruire neanche una discarica, figuriamoci una centrale nucleare. Già m'immagino le polemiche intorno agli appalti, la qualità dei materiali di costruzione, i tempi di realizzazione e le beghe legate al varo del progetto, le guerre per gli incarichi e la lottizzazione della dirigenza. C'è da aver paura».

Vabbè, tanto c'è sempre la Sardegna.

«L'energia serve a tutti, sardi compresi. Non si può affrontare la questione energetica andando a simpatia. I criteri debbono essere rigorosamente scientifici».

Speriamo non siano gli stessi usati per le servitù militari.

«So molto bene che la Sardegna paga un prezzo altissimo in quel campo. So altrettanto bene d'essere un'astrofisica e non un geofisico. Dunque...»

Dunque?

«Piaccia o no, so anche un'altra cosa: l'energia nucleare non è di destra né di sinistra. È, semplicemente, una necessità».

pisano@unionesarda.it

A causa di un errore tecnico, l’intervista di Giorgio Pisano all’astrofisica Margherita Hack (apparsa nel numero di ieri a pagina 7) è andata in stampa senza le ultime sei righe. Ce ne scusiamo con i lettori, con Margherita Hack e con l’autore del servizio.
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