Dopo il sequestro dell'albergo in costruzione a Chia, in località Campana-Monte Cogoni, è arrivata la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio degli imputati da parte del sostituto procuratore Andrea Massidda: sotto accusa ci sono Pierluigi Monni, 71 anni, direttore dei lavori e amministratore unico della società Cerit srl, società esecutrice delle opere; Maria Eva Monni, rappresentante legale della Sarit, proprietaria dell'albergo; Mauro Francesco Antonio Moledda, responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Domus De Maria; Lucio Pani e Alessandro Meloni, il primo ex direttore del servizio regionale Tutela del paesaggio, il secondo responsabile del procedimento. Solo questi ultimi tre sono accusati di abuso d'ufficio; tutti devono rispondere di violazioni ambientali e concessione edilizia illegittima.

NEL 2008 È lo sviluppo di un'indagine iniziata nel 2008, quando Monni aveva cominciato a costruire l'hotel a ridosso delle colline di Chia. Già a quel tempo era stato effettuato un primo sequestro preventivo, cui poi era succeduto lo scorso aprile quello effettuato dagli uomini della Forestale su richiesta del pm e via libera del giudice per le indagini preliminari Simone Nespoli.

L'IPOTESI Al centro dell'inchiesta della Procura di Cagliari c'è la concessione edilizia datata settembre 2004: il pubblico ministero ritiene sia illegittima in quanto difforme rispetto al piano di lottizzazione approvato. Era previsto un camping con case, è in costruzione un albergo. Ci sarebbero aumenti di volumetrie e, secondo quanto già riportato dal provvedimento di sequestro, modifiche alla suddivisione dei lotti, alla loro destinazione e alla tipologia edilizia. Secondo le accuse, si passa dai 1.791 metri cubi previsti a circa 8.230. Inoltre ci sarebbero violazioni ambientali (le opere, aveva scritto il gip, erano state edificate in zona con vincoli paesaggistici). Ancora: la modifica della destinazione d'uso poteva avvenire solo con una variante al piano di lottizzazione e una precedente valutazione degli uffici sul vincolo, non con una semplice concessione edilizia come sarebbe invece avvenuto. Da qui le accuse a Moledda (che istruì e rilasciò la concessione), Pani e Meloni (che rilasciarono il nulla osta paesaggistico propedeutico al rilascio della concessione).

LA DIFESA Già in sede di sequestro l'avvocato Rodolfo Meloni, difensore di Monni, aveva sostenuto che «fin dagli anni '80 si decise di spostare parte delle volumetrie dal mare alla montagna, quindi il Comune poteva decidere di distribuire le volumetrie in maniera diversa rispetto al piano di lottizzazione». Non resta che attendere la data dell'udienza. (an. m.)
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