"I criminali in Sardegna si sono resi conto che il sequestro di persona è ormai impraticabile, così come le rapine in banca e ai furgoni portavalori, anche se qualcuno ci tenta ancora. La produzione di marijuana è molto redditizia e comporta meno rischi rispetto agli altri reati''.

Con queste parole il maggiore Marco Keten, comandante del Reparto Operativo dei carabinieri di Nuoro, commenta i dati degli ingenti sequestri di cannabis effettuati dall'Arma negli ultimi mesi in diverse località dell'Isola, raccolti dall'agenzia Adn Kronos.

I SEQUESTRI - Le piantagioni più estese sono state scoperte proprio nel Nuorese, a Bitti, Ortueri e Ollolai, dove sono state requisite 10 tonnellate di cannabis indica.

Ma in tutta la provincia, e in particolare in Barbagia e in Ogliastra, sono state sequestrate circa 15mila piante dall'inizio del 2018.

Segue la zona dell'Oristanese, dove da giugno i militari hanno scovato circa tremila piante.

Nel Cagliaritano, invece, oltre ai frequenti sequestri di "micro-piantagioni" si sta sviluppando il fenomeno della coltivazione "indoor", ovvero al chiuso, all'interno di appartamenti.

Non solo: gli inquirenti sospettano che nell'Iglesiente si stiano realizzando altre serre, nascoste dentro vecchie gallerie minerarie abbandonate.

CORE BUSINESS - Numeri eloquenti, che mostrano come la malavita isolana abbia negli ultimi anni cambiato il proprio "core business".

"Ma - aggiunge il maggiore Keten - non si tratta di organizzazioni stabili: agiscono com'è sempre stata strutturata la criminalità sarda, ovvero con bande modulari, che si compongono al momento del crimine e poi si sciolgono''. La coltivazione della droga, inoltre, si associa di solito ''alla detenzione ed al traffico di armi, aspetto questo che ne è una naturale e pericolosa conseguenza''.

La droga prodotta viene destinata poi al mercato interno, ma anche all'esportazione.

Un tir carico di piante (Foro Carabinieri)
Un tir carico di piante (Foro Carabinieri)
Un tir carico di piante (Foro Carabinieri)

ALTA QUALITÀ - Da sottolineare, inoltre, l'altissimo livello qualitativo della marijuana coltivata.

Le coltivazioni scoperte, prosegue il comandante del Reparto operativo nuorese, "non sono caratterizzate solo per quantità in peso e relativo numero di piante ma anche per la qualità della droga se si pensa che negli ultimi dieci anni il livello del principio attivo, il Thc, delle piante coltivate nel Nuorese e in Ogliastra è decuplicato. Questo grazie ad una efficiente organizzazione nella coltivazione, che è diventata razionale con la scelta delle sementi, dei concimi e della cura delle piantagioni in senso strettamente agronomico''.

La prova? Nelle piantagioni sequestrate, infatti, sono stati trovati sofisticati impianti di irrigazione, oltre a contenitori con i migliori concimi, antiparassitari e ormoni sul mercato.

''Poi - sottolinea il maggiore - c'è la conformazione geografica dell'Isola, che favorisce particolarmente la vitalità della pianta'', consentendole di produrre una marijuana tra le migliori del Mediterraneo.

I RICAVI - Ma quanto frutta il business della marijuana? "I prezzi variano a seconda delle quantità e della qualità, ma da una pianta che produce oltre un chilo di sostanza stupefacente essiccata, si può guadagnare tra i 12 e i 15 mila euro'', spiega il capitano Francesco Giola, comandante della compagnia carabinieri di Oristano.

Insomma, un giro milionario.

Ancora: "Si hanno riscontri di prezzi di marijuana essiccata e pronta allo spaccio che i 'grossisti' pagano dai 3500 ai 5mila euro al chilo. Ma ciò che più preoccupa è che sono stati scoperti ragazzi di 18 anni che hanno a disposizione somme ingenti, tra i 12mila e i 15mila euro 'cash', da investire in marijuana".

Un'altra piantagione nel Nuorese (foto Carabinieri)
Un'altra piantagione nel Nuorese (foto Carabinieri)
Un'altra piantagione nel Nuorese (foto Carabinieri)

GLI OMICIDI - E, come sempre quando c'è di mezzo la droga, non mancano i delitti: ''Sono diversi i casi di omicidio irrisolti e non possiamo affermare, per questi, che siano legati al fenomeno della produzione di stupefacenti. Però è chiaro che dove ci sono soldi sporchi, che essi siano frutto di rapine, del traffico di marijuana o di cocaina, dalle estorsioni o dalle truffe, quando si litiga per la spartizione, c'è sempre dietro l'angolo un possibile crimine'', spiega ancora il maggiore Keten ad Adn Kronos.

SERRE CASALINGHE - A fare il punto sulla produzione nel Cagliaritano è il tenente colonnello Ivan Giorno, comandante del Reparto Operativo del Comando provinciale del capoluogo: "'A Cagliari e nell'hinterland è più diffusa la coltivazione indoor. Questo sicuramente per carenza di spazi di coltivazione all'aperto, ma anche perchè i coltivatori probabilmente ritengono di operare illegalmente in un contesto più sicuro. Nel contrasto al traffico di stupefacenti, in città e nell'area vasta, si evince anche un collegamento tra la malavita cagliaritana e quella nuorese e ogliastrina''.

LE RAMIFICAZIONI - E non sono escluse relazioni con la malavita della Penisola: "È chiaro - aggiunge Keten - che il delinquente sardo che è stato in carcere con mafiosi e camorristi ha stretto legami forti con la malavita organizzata. E questo è dimostrato dai traffici di cocaina ed eroina sequestrati in Sardegna a carico di soggetti altamente pericolosi''.

GUARDIA ALTA - Insomma, la Sardegna starebbe diventando uno dei "cuori" della produzione di marijuana del Mediterraneo.

Gli ultimi sequestri lo dimostrano. E l'Arma non intende farsi trovare impreparata né tantomeno abbassare la guardia.

Vista la preoccupante portata del fenomeno, "non smetteremo - assicura il maggiore Keten - di portare avanti la nostra azione di repressione, con una costante conoscenza delle realtà territoriali, con incisive azioni investigative e di intelligence".

(Unioneonline/l.f.)
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