L'ordinanza del giudice monocratico Nicola Caschili, rispetto all'ammissione di costituzione di parte civile della Regione Sardegna per il risarcimento del danno ambientale, è rinviata alla Corte Costituzionale. Il punto controverso è l'articolo 311 del testo unico ambientale in cui si riserva allo Stato la titolarità alla richiesta di risarcimento in materia di diritto ambientale. La Corte dovrà decidere se è legittimata in questo caso anche la Regione, mentre la Sardegna è stata ammessa relativamente alla richiesta di danni di immagine e al patrimonio. Delle nuove richieste di parte civile, oltre alle 40 già ammesse dal Gup, il giudice ne ha ammesso altre 15, tra cui l'associazione Gettiamo Le Basi, mentre sono state rigettate le richieste di costituzione di parte civile per le associazioni WWF Italia, del Gruppo di intervento giuridico e di Sardigna Nazione. Quanto ai familiari delle vittime, il giudice ha rigettato diverse richieste, sia quelle arrivate tardivamente che quelle i cui effetti della malattia sono precedenti e non verificabili rispetto ai danni causati dal poligono. A tre anni e mezzo dall'inizio dell'inchiesta guidata dall'allora procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi - ora procuratore a Tempio Pausania - e dopo varie interruzioni, il processo ai vertici militari accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, perché non avrebbero interdetto l'accesso al pubblico delle zone militari dove ci sarebbero state sostanze nocive come l'uranio impoverito che avrebbero pregiudicato la salute dell'uomo e degli animali, si ferma un'altra volta. Nell'ordinanza letta questa mattina nel tribunale di Lanusei, alla terza udienza del processo, il giudice ha sospeso la prescrizione.
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