"Se la richiesta di esplorazione dovesse superare la dichiarazione di improcedibilità, e concludersi con una positiva valutazione, sarebbe avviato solo il cantiere per l'attività di ricerca, della durata presunta di sei mesi. In caso di conferma della presenza di gas metano, sarà la Regione Sardegna, quale unica proprietaria della risorsa, a decidere come procedere". Così la Saras commentando il rinvio al 13 gennaio dell'udienza del Tar sul suo ricorso contro la bocciatura del Savi del progetto per un pozzo esplorativo ad Arborea. "A quel punto - sottolinea l'azienda - il privato potrebbe chiedere una concessione e presentare una nuova richiesta di Valutazione d'impatto ambientale, allegando un secondo studio sui possibili scenari di coltivazione". La Saras precisa che "va da sé che, al termine di quella seconda procedura di controllo, l'eventuale sfruttamento avverrebbe solo con modalità che la Regione Sardegna avrà valutato come compatibili con l'ambiente. A fronte di tale coltivazione, alla Regione rientrerebbero royalties e tasse per un totale di 540 milioni di euro, in caso di sfruttamento totale del giacimento". La società dei Moratti ribadisce che il Progetto Eleonora è "trasparente" e tutti gli elementi utili "per comprendere la fase esplorativa sono a disposizione dei cittadini". Infine ricorda che il ricorso al Tar "rientra nell'ambito della procedura di Via relativa esclusivamente alla fase di esplorazione. Qualsiasi altra valutazione su stadi successivi, come pure su presunti progetti 'alternativi', è impropria e foriera di ambiguità, anche perché non oggetto del procedimento autorizzativo in corso".
© Riproduzione riservata