Un ordigno rudimentale è stato collocato durante la notte nel cofano dell'auto di Maria Ventura Pau, madre di Cristian Meloni, di 14 anni, ucciso a Torpè nel settembre 2004. La bomba non è esplosa ed è stata disinnescata questa mattina dagli artificieri dei carabinieri del Comando provinciale di Nuoro. Secondo gli inquirenti l'atto intimidatorio sarebbe un chiaro avvertimento che qualcuno ha voluto mandare alla donna che è stata chiamata, nei giorni scorsi, a testimoniare in un processo che si svolge, nel tribunale di Nuoro, per pedopornografia. La donna ha sempre sostenuto che il figlio sia stato ucciso perché non parlasse per qualcosa che aveva visto o che sapeva, e non sia morto per un incidente. L'udienza del processo in cui la donna dovrà testimoniare è fissata per il prossimo febbraio. Mentre per l'assassinio del figlio la Corte d'Assise d'Appello di Cagliari nel maggio 2012 aveva sentenziato che si era trattato di un omicidio colposo e dunque con il reato prescritto. Nel processo di secondo grado era alla sbarra Ananio Manca, di 28 anni, accusato di omicidio volontario del cugino Cristian Meloni. La precedente condanna a 14 anni emessa dalla Corte d'Assise di Sassari era stata annullata dalla Cassazione che aveva ordinato un nuovo processo da celebrare, questa volta, a Cagliari. In primo grado, invece, nel luglio 2008, la Corte d'Assise di Nuoro aveva condannato Manca a 21 anni, non credendo alla tesi dell'incidente. Secondo la difesa il 14enne venne colpito da una fucilata mortale alla nuca mentre i due cugini stavano provando l'arma.
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