Ecco il testo integrale della lettera inviata dall'ufficio stampa della Croce rossa italiana:

Caro direttore,

abbiamo letto l’articolo uscito ieri, martedì 18 novembre, sul giornale on line da lei diretto “L’UnioneSarda.it” e siamo rimasti sorpresi dal titolo che campeggiava in piena pagina. Ognuno fa il proprio mestiere, e certo un’associazione di volontariato non ha nulla da insegnare a un giornale dal punto di vista delle notizie, ma pensiamo che le parole siano importanti e gridare allo scandalo, forse, è stato un po’ azzardato e anche poco riguardoso nei nostri confronti. Perché noi stessi, prima di voi, sappiamo che un anno è un tempo molto lungo. Noi stessi capiamo quanto questo ritardo possa aggravare alcune situazioni. Siamo consapevoli della rabbia dei cittadini che ancora non hanno visto un reale cambiamento dopo quella tragedia del 18 novembre scorso. Ma quel giorno noi c’eravamo. Eravamo lì con le nostre ambulanze, con i nostri operatori e i nostri volontari della Sardegna a cui si sono aggiunte altre squadre della Cri di tutta Italia già nell’immediato per rimanere impegnati in quelle zone anche nei giorni successivi. E a dimostrazione di ciò basterebbe rileggere le parole di apprezzamento e di stima che gli amministratori locali spesero in quei giorni nei nostri confronti. Si tratta degli stessi uomini e delle stesse donne che oggi sono impegnati in Liguria, in Toscana, in Piemonte e in Lombardia per il maltempo.

Parlare di presunti scandali oggi ci sembra un insulto proprio per quelle persone che tanto si sono adoperate per la loro comunità nonostante fossero state già loro stesse colpite dall’alluvione.

Andiamo ai fatti. La risposta degli italiani a quella richiesta di aiuto tramite tutte le compagnie telefoniche che, ancora una volta, hanno offerto la loro totale disponibilità, è stata bellissima. E deve essere onorata. Lo sappiamo bene. Ma spesso, come lei ben sa, ci sono adempimenti tecnici e burocratici da rispettare che vanno oltre la semplice volontà. Ecco perché fin da subito abbiamo cominciato a parlare con la Regione Sardegna. Era impensabile per noi accordarci con le decine e decine di comuni colpiti. Non volevamo e non potevamo distribuire denaro a pioggia. Abbiamo scelto come interlocutore l’ente regionale, il più adatto a rappresentare gli interessi di tutta la collettività. Ma la Regione era appunto un interlocutore. Avremmo potuto affidare immediatamente quelle somme all’ente regionale sbarazzandoci del problema di doverle gestire. Non lo abbiamo fatto perché quei soldi avrebbero corso il rischio di rimanere intrappolati nel patto di stabilità. Abbiamo scelto di gestirli noi, raggiungendo un primo accordo solo dopo tre mesi con la vecchia giunta regionale. A quel punto però la Sardegna è entrata in campagna elettorale. A febbraio ci sono state le elezioni che di fatto, come lei ben sa o può immaginare, hanno reso impossibile il proseguimento di quell’iter verso l’elaborazione e la pubblicazione del bando. Abbiamo dovuto azzerare tutto il percorso fatto fin lì. I tempi per l’insediamento di una nuova squadra di Governo locale li conosciamo bene tutti. Ci sono volute diverse settimane prima che ci sedessimo di nuovo intorno a un tavolo con la nuova giunta regionale per ricominciare tutto da capo.

A questo intoppo si sono aggiunti i normali tempi tecnici e ‘contabili’ delle compagnie telefoniche. Forse non sa che quelle somme raccolte non sono entrate immediatamente nelle nostre disponibilità. Solo a maggio scorso abbiamo avuto piena contezza del denaro donato. Poi è passato altro tempo anche per la predisposizione del software e per l’interlocuzione con alcuni sindaci, come quello di Olbia, per raccogliere suggerimenti e indicazioni utili alla predisposizione del bando.

Non piace neanche a noi questa tempistica. Però, cerchiamo di essere onesti e trasparenti. Non è stato deciso tutto a Roma, come il vostro articolo riporta in conclusione. Sono stati coinvolti tutti, ma la particolare congiuntura politica locale sicuramente non ha aiutato. Gettare discredito sulla nostra associazione per motivi che non possono esserci attribuiti, ci offende. Generalmente là dove abbiamo potuto individuare criteri semplici e agevoli, è stato realizzato tutto in tempi celeri. Come a Onna, a L’Aquila, dove è stato costruito un villaggio con i soldi della solidarietà a distanza di soli 5 mesi.

Le chiediamo quindi di voler dare a questa lettera la stessa visibilità che ha avuto il vostro articolo.

Infine la vogliamo rassicurare sui tempi. Il nodo ormai per fortuna è stato sciolto. Dopo il 31 dicembre prossimo, ultimo giorno utile per raccogliere le domande, ci vorranno solo poche settimane affinché le risorse, così generosamente raccolte, possano finalmente arrivare a destinazione.

Ufficio stampa della Croce rossa italiana.
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