"Sardegna terra di emigrazione. Il numero di chi parte in cerca di fortuna é superiore al numero di chi arriva". Lo ha detto questa mattina Gianni Loy, docente di Diritto del lavoro dell'Università di Cagliari nel corso della presentazione a Cagliari del dossier statistico "Immigrazione 2013" promosso da Unar e per la parte sarda dal Centro studi relazioni industriali (Csri) dell'ateneo.

"Nonostante la crisi c'è un aumento della presenza straniera nell'isola - sottolinea Loy - incremento dovuto a nascite e ricongiungimenti familiari piuttosto che a nuovi flussi migratori". Sono 46mila gli immigrati residenti in Sardegna, oltre il 18 per cento in più rispetto al 2012, circa il 2,5% della popolazione sarda. Incidono dello 0,9% sul dato nazionale. Cagliari é al primo posto (13.880 in tutta la provincia), segue Olbia-Tempio con 10.678. La Marmilla é l'area italiana con la minor densità di stranieri. Il 53,7 per cento degli immigrati presenti nell'Isola é di origine europea, il 23,4 africana, il 17,5 asiatica. Ai primi posti ci sono Romania, Marocco, Senegal, Cina, Ucraina e Filippine.

"C'è un'immigrazione anche di qualità, ma persiste una netta disparità di trattamento economico tra un lavoratore immigrato e uno sardo - spiega il docente - vengono inquadrati a un livello inferiore rispetto alle loro professionalità. Ci sono ancora troppe discriminazioni e luoghi comuni da sfatare". Uno su tutti: "Non é vero che portano via lavoro ai sardi. Inoltre con la crisi della natalità - la Sardegna é all'ultimo posto in Italia - concorrono a colmare un deficit dannoso per l'economia. Gli studi della Ue lo dicono chiaramente: senza nuovi immigrati la nostra economia soffre". Il convegno collegato alla presentazione del dossier é stato coordinato dal presidente della Fnsi Franco Siddi che ha messo in rilievo il ruolo della informazione. "Deve aiutare a comprendere questo complesso fenomeno aldilà degli stereotipi ancora troppo diffusi", ha sottolineato.
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