Tartarughe marine e squali giganti a Is Mirrionis, coccodrilli in piazza d'Armi. Tanti, tanti milioni di anni fa: non c'erano auto, rotonde e traffico, ma acqua, tanta acqua. Un mondo che si può ammirare in via Trentino, Università di Cagliari. E riscoprire ora su internet grazie alla digitalizzazione dei reperti e dei documenti custoditi nel museo di mineralogia "Leonard de Prunner" e di Geologia e Paleontologia "Domenico Lovisato" dell'ateneo cagliaritano. Il fossile del coccodrillo di undici milioni di anni fa si può vedere anche in 3D sullo schermo del computer. Questa mattina, nell'ambito degli appuntamenti della Settimana della terra, in programma in tutta Italia sino al 19 ottobre, Gian Luigi Pillola, direttore del Museo Lovisato, Giancarlo Nonnoi, coordinatore scientifico della Sardoa d-library e Silvia Conti, coordinatrice delle attività di digitalizzazione, hanno descritto il percorso grazie al quale sono oggi consultabili online i documenti del professore - siamo nell'Ottocento - Domenico Lovisato e altri reperti. La completa digitalizzazione del fondo Lovisato è realizzata dal gruppo di ricerca Sardoa nell'ambito dei progetti "Il viaggio naturalistico nella Sardegna tra Sette e Ottocento: raccolta e valorizzazione dei materiali documentali attraverso la d-library Sardoa - la Sardegna e le scienze www.sardoa.eu" e "Le mappe del sapere. Scienza, formazione e società in Sardegna tra Sei e Settecento, studio ricostruzione e valorizzazione delle fonti" cofinanziati rispettivamente dalla Provincia di Cagliari e dalla Regione Sardegna. I denti dello squalo sono stati trovati e catalogati proprio da Lovisato, istriano, ma per anni docente a Cagliari. Nel museo, insieme al ritratto dello studioso, c'è anche il suo compagno di lavoro nelle ricerche sul campo, il martello. Tra i reperti che ora si possono guardare con calma anche sulla rete c'è pure una tartaruga cagliaritana di 25 milioni di anni fa. E resti di mammuth nano trovati a San Giovanni Sinis e a Gonnesa. La mascotte? Il prolagus (o almeno i suoi resti), una specie di topo-coniglio, uno dei piatti preferiti, secondo alcuni studi, dei nuragici.
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