"Chi infligge una coltellata al petto sa che può uccidere, e per quanto gli sforzi di Maria Gavina Orrù per soccorrere il marito inducano a riconoscere le attenuanti generiche, il tentativo di negare l'evidenza dimostra che non c'è alcun pentimento, e per questo la donna va condannata". E' la spiegazione con cui il pm di Sassari Carlo Scalas ha chiesto 16 anni di reclusione per Maria Gavina Orrù, 49 anni, unica accusata della morte del marito, Mario Loi, 54 anni, avvenuta a Caniga il 17 luglio 2013 nell'abitazione della coppia. Il magistrato è partito da 24 anni, ma è scattata la riduzione di pena per effetto del rito abbreviato con cui si svolge il processo. Stamattina l'anatomopatologo Vindice Mingioni dell'ospedale San Francesco di Nuoro - la cui audizione era stata subordinata alla concessione del rito abbreviato - ha ribadito che in questo procedimento "manca la coltellata", per usare le sue stesse parole, nel senso che il colpo inferto era privo dell'energia tipica di un fendente. » questo uno degli elementi che hanno indotto il perito a riferire che dall'autopsia non sono emersi elementi tali da escludere la compatibilità tra la verità e la versione fornita dall'imputata. La donna anche nella precedente udienza ha ribadito che quello avvenuto il 17 luglio di un anno fa, nell'abitazione in cui abitava col compagno di una vita, è stato solo un banale e drammatico incidente nato da una discussione come tante, proprio mentre stava portando al marito un po' di anguria per merenda, con un vassoio e un coltello che teneva in mano, puntato verso il basso. Di fronte alla Corte d'assise presieduta dal giudice Pietro Fanile - a latere Teresa Castagna - il pubblico ministero ha invece insistito sugli elementi psicologici, e in particolare sulla consapevolezza di ciò cui andava incontro la donna nel momento in cui ha colpito il marito al torace.
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