I giudici pronunceranno il verdetto in merito all'istanza di rimessione del processo, presentata dai difensori di Francesco Rocca, il dentista di Gavoi, accusato di essere il mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto il 26 marzo 2008 e contro cui si celebra il processo in Corte d'Assise a Nuoro. I legali di Rocca, Mario Lai e Angelo Manconi, hanno chiesto lo spostamento del dibattimento in una sede diversa da quella di Nuoro, "visto che - avevano annunciato in aula - non ci sono le condizioni ambientali e la serenità per andare avanti".

Un provvedimento giustificato, secondo gli avvocati della difesa, dalle continue minacce alla famiglia Rocca e ad altri testimoni. Intanto si tornerà in aula giovedì 2 ottobre, quando verrà sentito dai giudici il padre di Francesco Rocca, ultimo teste della difesa. Nelle ultime settimane vi sono stati parecchi colpi di scena che avevano già determinato un allungamento dei tempi del processo: la famiglia Rocca aveva commissionato una perizia di parte al dottor Andrea Maludrottu, specialista in Genetica medica a Cagliari, che ha stabilito che il Dna dell' "ignoto" ricavato dal nastro di pacco che avvolgeva la vittima, apparterrebbe tra il 95 e il 98% ad un consanguineo di Antonio Lai, padre del supertestimone Stefano, ma non apparterrebbe a quest'ultimo. Nell'udienza di giovedì scorso il pm della Dda Danilo Tronci aveva affidato una nuova perizia al professor Ernesto D'Aloia, responsabile dell'Istituto di Medicina Legale di Cagliari che si è già occupato di importanti casi giudiziari come l'omicidio di Garlasco, per esaminare tutto il nastro che avvolgeva la vittima (finora ne era stata esaminata solo una parte). Il perito incaricato dal presidente della Corte ad eseguire le due perizie ha chiesto 60 giorni di tempo per i risultati.
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