La cura che sta seguendo - non riconosciuta dalla medicina ufficiale - attiverebbe la capacità del corpo di autoguarirsi e autodisintossicarsi attraverso una dieta rigorosamente vegetariana: dalla mattina alla sera ogni ora si mangiano succhi di frutta freschi, integratori naturali e si fanno clisteri di caffè per depurare il fegato. Sta meglio ma a dicembre dovrebbe tornare al lavoro perché scadono i 18 mesi di malattia. Se non lo farà il suo stipendio sarà tagliato del 10% i primi due mesi, del 50% poi. "La legge italiana tutela solo i malati di cancro che si curano con la chemioterapia - dice - Perché mi viene negato il diritto di curarmi come voglio?".

La storia di questa donna e il suo appello - chiede che anche chi sceglie cire alternative per il cancro possa per esempio avere un'estensione del periodo di malattia retribuito al 100% - sono riportati da Fabio Manca su L'Unione Sarda oggi in edicola. In calce, nell'articolo, è precisato quanto segue: "Questo articolo non vuole invitare nessuno a servirsi della cura di cui si parla. È solo la storia di una donna che vuole essere libera di curarsi come crede senza per questo perdere buona parte del suo stipendio, senza il quale non potrebbe pagarsi la cura né vivere dignitosamente".
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