No armi, ma politiche di pace. Giù le mani dai curdi. No ai massacri in Iraq, Siria, nel mondo. Con questi slogan, una ventina di persone tra curdi e militanti sardi di associazioni pacifiste, si è riunita questa mattina sotto il Palazzo Regio, a Cagliari. Una delegazione è stata ricevuta da un funzionario della Prefettura, al quale è stato consegnato un dossier che contiene la richiesta di pace da inviare al governo. La manifestazione è stata organizzata dal comitato di solidarietà con il popolo curdo in Sardegna e Asce, associazione sarda contro l'emarginazione presieduta da Antonello Pabis. "Il governo italiano non deve inviare armi, ma promuovere politiche di pace - sottolinea Pabis - e fornire aiuti umanitari alle decine di migliaia di profughi vittime dell'Isis". Tra i manifestanti anche la saggista curda Havin Guneser, portavoce dell'iniziativa internazionale per la libertà di Ocalan che questa sera alle 17 a Scienze Politiche terrà una conferenza. "Metterò l'accento sulla forza del pensiero del leader autonomista curdo nel disegnare un modello di politiche di condivisione democratica per tutto il Medio Oriente - afferma". Mercoledì prossimo, alle 11, la delegazione incontrerà il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau e subito dopo i capigruppo dell'Aula. Alle 18 è in programma nella sede dell'Asce una riunione con i militanti pacifisti. "Con le armi non si risolve nulla. La paura che il massacro vada avanti cresce di giorno in giorno, temiamo per i nostri familiari, per il nostro popolo", racconta Ruken Bakrak, da otto anni in Sardegna con il marito, due tra i 30 curdi che vivono in Sardegna, per lo più profughi politici.
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