15 settembre 2014 alle 17:10aggiornato il 15 settembre 2014 alle 17:10
Isis, i curdi residenti in Sardegna:"No ai massacri in Iraq, no alle armi"
Un gruppo di manifestanti si è riunito sotto il Palazzo Regio a Cagliari per invocare la pace.No armi, ma politiche di pace. Giù le mani dai curdi. No ai massacri in Iraq, Siria, nel mondo. Con questi slogan, una ventina di persone tra curdi e militanti sardi di associazioni pacifiste, si è riunita questa mattina sotto il Palazzo Regio, a Cagliari. Una delegazione è stata ricevuta da un funzionario della Prefettura, al quale è stato consegnato un dossier che contiene la richiesta di pace da inviare al governo. La manifestazione è stata organizzata dal comitato di solidarietà con il popolo curdo in Sardegna e Asce, associazione sarda contro l'emarginazione presieduta da Antonello Pabis. "Il governo italiano non deve inviare armi, ma promuovere politiche di pace - sottolinea Pabis - e fornire aiuti umanitari alle decine di migliaia di profughi vittime dell'Isis". Tra i manifestanti anche la saggista curda Havin Guneser, portavoce dell'iniziativa internazionale per la libertà di Ocalan che questa sera alle 17 a Scienze Politiche terrà una conferenza. "Metterò l'accento sulla forza del pensiero del leader autonomista curdo nel disegnare un modello di politiche di condivisione democratica per tutto il Medio Oriente - afferma". Mercoledì prossimo, alle 11, la delegazione incontrerà il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau e subito dopo i capigruppo dell'Aula. Alle 18 è in programma nella sede dell'Asce una riunione con i militanti pacifisti. "Con le armi non si risolve nulla. La paura che il massacro vada avanti cresce di giorno in giorno, temiamo per i nostri familiari, per il nostro popolo", racconta Ruken Bakrak, da otto anni in Sardegna con il marito, due tra i 30 curdi che vivono in Sardegna, per lo più profughi politici.
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