I difensori di Francesco Rocca, il dentista di Gavoi accusato di essere il mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto nel marzo 2008, hanno chiesto ai giudici di sospendere il processo e di effettuare una perizia su tracce di Dna trovate sullo scotch che stringeva la vittima. Gli avvocati - come riporta l'Ansa - hanno, infatti, depositato una memoria con la quale il genetista di loro fiducia ha trovato un dna del killer, traccia che potrebbe essere compatibile ad un consanguineo della famiglia di Antonio Lai, il cui figlio Stefano è superteste nel processo. Ma il genetista ha precisato, comunque, che non si tratta del giovane ma di un altro consanguineo, da qui i nuovi accertamenti.

Il colpo di scena a poco più di una settimana dalla ripresa del processo, il 18 settembre in Corte d'Assise a Nuoro. Gli avvocati hanno dato incarico allo specialista di genetica medica Andrea Maludrottu di verificare la compatibilità fra il dna trovato sulla vittima, attribuito ad un misterioso "ignoto" e sinora non compatibile con i circa 800 test dei dna eseguiti dagli investigatori, e quello ricavato da un bicchiere dal quale ha bevuto Antonio Lai, risultato consanguineo all'"ignoto". In particolare nella memoria viene sottolineato che "il dottor Maludrottu avrebbe accertato che il dna estrapolato dalla formazione pilifera (trovata sullo scotch) non corrisponde a quello di Antonio Lai ma apparterrebbe, in ragione del 95-98%, a un parente". La difesa chiede ora che la Corte disponga il prelievo, anche coattivo, del dna di Antonio Lai e che venga nominato un perito che compari anche il cromosoma Y, che non è stato possibile procedere all'esame per l'insufficienza del materiale biologico". Inoltre "sarebbe opportuno sospendere il dibattimento in attesa del deposito della perizia".

Nelle scorse settimane i difensori di Rocca avevano presentato in Cassazione un'istanza del trasferimento del processo in altra sede, per il clima pesante che si sarebbe creato nell'aula del tribunale nuorese, che non permetterebbe ai giudici di sentirsi liberi e imparziali nel giudizio. Mentre si svolge il processo contro Rocca l'8 agosto scorso è stato condannato in appello a Sassari Pierpaolo Contu (minorenne all'epoca dei fatti), già condannato in primo grado a 16 anni di carcere, e ritenuto dai giudici l'esecutore materiale del delitto, assoldato da Rocca per uccidere la moglie in cambio di 250 mila euro.
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