Il parvovirus causa gravi forme gastro-enteriche negli animali che hanno più di sei settimane, provocando la morte improvvisa dei cuccioli come conseguenza di miocardite e insufficienza cardiaca congestizia. La nuova prova diagnostica, che è stata denominata "ricerca del Dna del parvovirus canino e felino mediante reazione a catena della polimerasi (Pcr)", consente la ricerca del Dna del parvovirus del cane e del gatto da organi come l'intestino, la milza, i linfonodi, il cervello e le feci di animali infetti o sospetti.

"Di recente si è verificata una recrudescenza del parvovirus canino che infetta anche i cuccioli già vaccinati - ha spiegato Annalisa Oggiano, responsabile del laboratorio di Malattie esotiche dell'Izs - sembrerebbe che non tutti i vaccini in vendita offrano una copertura immunitaria sufficiente verso gli stipiti virali circolanti nel territorio".

Per il direttore generale dell'Istituto di via Duca degli Abruzzi, Antonello Usai, l'esame rappresenta "un grandissimo supporto per i veterinari privati, per quelli delle Asl e per i canili, ai quali il nostro istituto offre la propria disponibilità per l'analisi dei campioni". Il laboratorio di Malattie esotiche si occupa da anni della diagnosi del parvovirus dei suini, e solo di recente ha rivolto la propria attenzione ai più comuni animali domestici.
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