"Quando al Centro Trasfusionale non c'è sangue e devo aspettare per fare le trasfusioni, per me diventa veramente difficile e faticoso andare in bicicletta e giocare fuori con i miei amici". Lo ha scritto in uno degli ultimi temi di italiano dell'anno scolastico Michele, uno studente di 13 anni di Olbia, che frequentava la Terza media. Un tema che ha commosso la professoressa, ed è stato letto in classe ai suoi compagni; una lettera aperta che si è trasformata in un accorato appello, fatto da un ragazzino talassemico, che aspetta le trasfusioni "perché non potete capire la debolezza che mi può portare la mancanza di sangue", scrive nel tema.

In questo particolare periodo in cui le scorte di sangue alla Asl di Olbia sono minime, la lettera di Michele diventa un invito per aiutare tutti i talassemici, seguiti dal Centro Trasfusionale della Asl 2 e di tutta la Sardegna, a vivere una vita uguale agli altri. "A volte mi domando perché Dio mi ha fatto nascere così", scrive nel suo tema Michele, "mamma si commuove, molte volte dà la colpa a se stessa perché i miei genitori sono portatori sani di anemia mediterranea e quindi può nascere un bambino talassemico. Mamma però mi dice che Dio ha un disegno per ognuno di noi e che non dobbiamo deprimerci mai e continuare a testa alta. Allora ho capito che non mi devo arrendere mai e devo vivere la mia vita sereno e tranquillo".

"Quella di Michele", spiega Maddalena Lendini, direttore del Centro Trasfusionale della Asl di Olbia, "è una malattia che, se ben gestita, consente di vivere una vita normale. Il compito di noi operatori sanitari è quello di aiutare i nostri pazienti in questo percorso. Per far questo, però, abbiamo costantemente bisogno dell'aiuto di generosi donatori che giornalmente fanno la propria donazione e consentano a Michele e a numerosi pazienti di vivere una vita normale".
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