"Nel carcere di Buoncammino a Cagliari ci sono alcuni detenuti che potrebbero scontare la pena in strutture alternative: oltre ad un 43enne sieropositivo, che presenta altre patologie incompatibili con la detenzione in carcere, ci sono un asseminese di 83 anni e un quartese di 82. Due età record per una struttura penitenziaria. Nel Centro diagnostico terapeutico sono inoltre ricoverati altri due ultrasettantenni". Lo denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme.

"Davanti a quadri sanitari così problematici, in considerazione dell'età avanzata di questi ristretti e tenendo conto che ciascuno di loro non è autosufficiente, occorre individuare residenze sanitarie assistite - sollecita l'ex consigliera regionale - E' evidente che queste persone non possono continuare a stare in un centro diagnostico, peraltro ormai in fase di smobilitazione giacché tra qualche mese dovrà aprire Uta".

Secondo Caligaris, "l'umanità della pena non è un principio astratto ma un valore che deve essere perseguito sempre. E' difficile immaginare che una persona non più in grado di muoversi autonomamente possa costituire un grave pericolo sociale, così come è possibile evitare qualunque rischio facendo curare gli ammalati psichici in luoghi idonei. Spesso si ha invece l'impressione che chiudere una persona in una cella sia la strada più semplice per risolvere un'incombenza burocratica, anche aldilà del buon senso".
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