“Che il mare sardo fosse un Oceano non era dato sapersi, ma è certo che da più di 15 giorni due navi della Nato stanno compiendo acrobazie inspiegabili sulle coste del Sud Sardegna. Rotte incomprensibili, aree di permanenza in mezzo al mare inspiegabili e soprattutto precedenti non chiari. Due navi dichiarate “scientifiche” in disponibilità della Nato, la Alliance e la Planet, ma in realtà dei giganti del mare, con apparecchiature sofisticate e senza eguali. Navi imponenti battenti bandiera tedesca ma con i vessilli della Nato. Da Oristano a Buggerru, da Iglesias alle coste vicine a Teulada. I tracciati nautici sono eloquenti di un’attiva fuori dal comune. Chi ha autorizzato quel tipo di esperimenti nei mari della Sardegna, e soprattutto di che esperimenti si tratta? Credere allo studio della poseidonia è difficile, non foss’altro che la poseidonia cresce e si sviluppa su fondali relativamente luminosi e bassi, mentre queste due navi avrebbero potenzialità di ispezione con dei siluri di 6.000 metri. Come guardare la televisione con un cannocchiale satellitare. La segretezza dell’operazione, la prolungata permanenza nei mari della Sardegna e i precedenti come l’incagliamento sull’isola di Pianosa e relative inchieste inducono a pensare all’utilizzo non autorizzato dei mari della Sardegna per sperimentazioni quantomeno non dichiarate. Occorre immediata chiarezza e il governo deve dare risposte immediate”.

Lo ha denunciato stamane il deputato sardo Mauro Pili annunciando un’interrogazione parlamentare urgente sul caso di due navi della Nato che da settimane battono a tappeto i mari della Sardegna.

“E’ tutto incomprensibile perché appare davvero strano che si usino due navi di quella potenzialità per studiare la poseidonia intorno alla Sardegna. Chi li ha autorizzati e soprattutto cosa avviene a bordo di quelle due navi? La Alliance, 93 metri di lunghezza e una stazza di 3.180 tonnellate e la Planet un mostro d’acciaio di 73 metri di lunghezza e 27 di larghezza con foggia da catamarano gigante, sono davvero giunte in Sardegna per ricerca e sperimentazione? Oppure stanno testando qualcosa che deve restare coperto e hanno scelto proprio la Sardegna? Considerati i precedenti a partire da quelle indagini farlocche, redatte dallo stesso istituto di ricerca, fatte a largo dell’Isola Rossa per cercare esplosivi in un tratto di mare dove non si è mai sparato c’è da restare quantomeno perplessi. Ma i precedenti sull’attività di quelle due navi inducono più di un approfondimento, compresi i fatti di 9 anni fa quando la Alliance si incagliò davanti all’isola di Pianosa. In quell’occasione fu la magistratura ad aprire un’inchiesta per cercare di capire cosa realmente succedesse a bordo di quella nave e soprattutto le ragioni di quell’incagliamento, considerati i mezzi sofisticati a bordo. Stranamente non se ne seppe più niente. Come qualsiasi cosa riguardi la Nato. All’interno della nave ci sono ben 500 metri cubi di stoccaggio scientifico. ALLIANCE è gestita da un gestore di navi commerciali. Quando non è impegnato nella ricerca della NATO, la nave è disponibile per il charter alle nazioni della NATO e le organizzazioni internazionali con l'adesione NATO. Ma tra gli scopi di Alliance ci sono anche quelli militari, governativi e di difesa correlati all'interno dei paesi della NATO”.

“Il mistero dell'Alliance e della Planet nasce da una semplice considerazione, se stessero davvero studiando la poseidonia che bisogno c’era di impiegare due navi colosso? La posidonia cresce fino a cento metri dalla superficie, ha bisogno di luce, mentre a bordo della nave ci sono siluri che vanno a una profondità di seimila metri, con un raggio d'azione di 500 chilometri. Queste potenti apparecchiature, ufficialmente, servono solo a fini scientifici? Ma molti aspetti di questa vicenda devono essere ancora chiariti. Sono quantomeno "strani esperimenti"- dice Pili. Sono tutte zone abbondantemente studiate e dove la posidonia non ha più segreti. C’è da chiedersi il perché dell'utilizzo di un bestione di oltre tremila tonnellate di stazza. Di questi esperimenti non si sa quasi nulla – dice Pili - e più volte le zone da loro studiate sarebbero state poi chiuse alla balneazione e alla pesca. In occasione dell’incagliamento di Pianosa le cronache riportano test di raffinatissimi robot naviganti e subacquei, progettati per scopi sicuramente non scientifici dall'Office of Naval Research degli Stati Uniti. Robot portati da siluri di plastica, guidati da appositi barchini, della lunghezza di 3 metri e del peso variabile tra i 100 e i 300 chili. Dei gioiellini tecnologici capaci di immergersi a 6mila metri di profondità ed essere controllati fino a una distanza di 500 chilometri. Sarebbero progettati per eseguire mappature dei fondali, fare rilevamenti ambientali marini ed esplorare siti archeologici subacquei. Ma potrebbero avere anche altre applicazioni. Studiare con quei siluri la posidonia, che cresce al massimo fino a 100 metri dalla superficie (ha bisogno della luce), è come guardare la tv con un telescopio" - avevano denunciato nel 2005 i responsabili di Lega ambiente. Sono evidenti le potenzialità militari di questi robot e, dunque, i nostri timori di militarizzazione sono quanto mai reali, visto che la Nato è riuscita a beneficiare anche di alcuni edifici sull'isolotto – denunciarono a Pianosa”.

“Il Ministero dell'Ambiente faccia immediatamente chiarezza - ha detto Pili. L’atteggiamento della Nato nei confronti della Sardegna induce ad aprire gli occhi ed evitare che anche i mari sardi diventino oggetto di strane esercitazioni questa volta sottomarine”.
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