Ha scatenato un vespaio di polemiche, la "confessione" di Giuseppe Maria Saba, 87 anni, già ordinario di Anestesiologia e Rianimazione prima all'università di Cagliari poi alla Sapienza di Roma, che aveva ammesso di aver praticato l'eutanasia in oltre 100 casi. I rianimatori dopo le "confessioni" del collega in pensione: "Il dolore si cura, no all'eutanasia".

L'INTERVISTA A SABA - Dichiarazioni fortissime quelle di Saba, che stanno facendo esplodere un caso etico, con risvolti penali non di poco conto considerato che l'eutanasia nel nostro Paese è un reato.

"Non è anestesia letale ma dolce morte. L'ho favorita ogni volta che mi è stato possibile, almeno un centinaio nella mia carriera. L'ho fatta anche per mio padre e mia sorella", aveva detto il medico in una intervista esclusiva a L'Unione Sarda, domenica, firmata da Giorgio Pisano. "La dolce morte è una pratica consolidata in tutti gli ospedali italiani ma per ragioni di conformismo e di riservatezza non se ne parla", aveva aggiunto.

Su L'Unione Sarda oggi in edicola le reazioni della comunità scientifica. "Sono perplesso, Saba probabilmente si riferisce a tempi lontani, quando la terapia del dolore non garantiva i risultati che assicura oggi", ha detto Roberto Pisano, direttore della Struttura complessa di anestesia e terapia antalgica all'ospedale Brotzu di Cagliari. Dello stesso parere molti altri specialisti intervistati nell'articolo di Luigi Almiento, che sentenziano: "Non pratichiamo l'eutanasia".
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