La nube tossica fuoriuscita nell'aprile del 2013 con uno scoppio che fece tremare il paese di Ottana sarebbe stata provocata dalla centrale elettrica gestita da Ottana Energia a causa della mancata manutenzione della stessa. Da qui anche l'iscrizione di due persone nel registro degli indagati: Paolo Clivati, patron di Ottana Energia, e Mario Tatti, caporeparto dell'impianto. Entrambi accusati di vari reati rispetto alla diffusione di materiali inquinanti. Non ci sarebbe stato pericolo per le persone e gli animali presenti nella piana, tuttavia la sostanza che ha prodotto l'annerimento delle pecore, secondo i tre consulenti incaricati dalla Procura di Nuoro, sarebbe materiale derivato dal carbone e dalla combustione.

Sulla vicenda interviene la Coldiretti: "Siamo fortemente preoccupati per quanto appreso in merito all'origine delle sostanze che hanno fatto diventare nere le pecore poiché non si può mettere a rischio la salute delle persone, l'agricoltura e l'agroalimentare di qualità della Sardegna centrale per una gestione discutibile di un impianto così pericoloso come la centrale di Ottana Energia", ha detto il presidente della sezione Nuoro Ogliastra, Simone Cualbu, secondo il quale "chi ha inquinato ora paghi" e "se ci sarà un processo, ci costituiremo parte civile". "Sapere che al centro della Sardegna abbiamo uno stabilimento come la Centrale di Ottana, dove non sono applicate le migliori tecniche disponibili finalizzate alla protezione dell'ambiente nel suo complesso - ha aggiunto Cualbu - è un pericolo che rischia di far saltare tutto il sistema agroalimentare locale. Pensiamo al latte che viene prodotto nella media valle del Tirso nonché alle imprese che trasformano quel latte come la cooperativa Lacesa: l'agroalimentare, che trascina l'economia del territorio, potrebbe subire danni inimmaginabili. E chi pagherà il danno? Solo quello di immagine sarebbe devastante. Perché un solo imprenditore dovrebbe condizionare l'economia di oltre 2.000 imprese agricole che da sempre operano nella media del Tirso". "Credo sul futuro del territorio ognuno abbia la propria visione - ha aggiunto Aldo Manunta, direttore della Coldiretti Nuoro Ogliastra - ma non si può pensare di poter fare tutto per accontentare tutti. E' evidente che avere impianti fortemente inquinanti in un territorio delicato come quello della piana di Ottana sia ormai anacronistico". "Ora - concludono Cualbu e Manunta - attendiamo le decisioni del magistrato ma, se ci sarà un processo, ci costituiremo parte civile. L'agricoltura e l'agroalimentare hanno già pagato abbastanza, ora è il momento che chi ha inquinato paghi".
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