Nel mirino le ultime ordinanze del Comune di Portoscuso. Esposti striscioni e bandiere e sistemati su un tappetino i prodotti delle campagne: latte, vino e fagiolini. Non solo le industrie che non funzionano e creano disoccupazione - hanno spiegato i manifestanti - ma ora anche la beffa di non poter più lavorare nei campi per colpa delle terre inquinate. "Ci sono forti preoccupazioni - ha detto Angelo Cremone di Sardegna pulita - che arrivano dal mondo delle campagne per questi divieti di coltivazioni. Siamo qui per sollecitare il presidente della Regione ed evidenziare la drammaticità della situazione. Vogliamo che la Regione sia nostra alleata. Non vogliamo un nuovo caso Furtei, abbiamo paura non solo per le produzioni agricole, ma anche per le persone". "Siamo la regione più inquinata - ha aggiunto Marco Mameli, Presidio Piazzale Trento - siamo anche peggio della Campania. Non vogliamo passare per ecologisti-allarmisti, ma questa è la realtà. Confindustria venga a lottare con noi. Siamo pronti ad andare avanti con azioni legali: abbiamo già mobilitato i nostri avvocati. Chi ha fatto il disastro non deve scappare, ma deve pagare". Agricoltori bloccati quindi: "Non capisco - ha sottolineato Anselmo Loddo, imprenditore agricolo di Portoscuso - perché non possiamo più coltivare le nostre terre e mangiare quello che produciamo. Dal 1993 abbiamo subito il divieto di vinificare: sino al 1997 abbiamo ricevuto i rimborsi, ma da allora in poi la Regione è latitante".
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