Traffico di sostanze stupefacenti principale business illegale nell'isola, collegamenti con organizzazioni criminali come 'ndrangheta e camorra, trasformazione della criminalità locale specializzata nello spaccio con la creazione di enclave cittadine in cui poter agire liberamente. Sono questi gli elementi evidenziati dalla Direzione nazionale Antimafia nella relazione annuale sulle attività svolte e sulle dinamiche e strategie della criminalità di tipo mafioso in Sardegna. L'analisi si concentra su un periodo che va dal luglio del 2012 al giugno del 2013, prendendo spunto dalle indagini avviate dalla Dda di Cagliari e le inchieste ancora aperte. I procedimenti iscritti a carico di indagati noti sono 45, gli indagati 367, mentre le notizie di reato 386. Rispetto alla precedente analisi non sono stati registrati cambiamenti sul fronte delle strutture criminali che operano nell'isola. "Due elementi significativi, tuttavia, vanno posti in evidenza - si legge nella relazione - il primo attiene alla indubbia conferma dei collegamenti tra le strutture criminali locali con gruppi di criminalità organizzata di tipo mafioso, in particolare modo con la 'ndrangheta calabrese; il secondo riguarda alcuni cambiamenti nel modus operandi di alcune organizzazioni indigene, nello specifico settore delle sostanze stupefacenti". Secondo la Dda proprio il traffico e lo spaccio di droga si sta evolvendo verso forme di "controllo criminale di interi contesti territoriali, specie di tipo urbano o sub urbano-degradato, rendendo per certi versi assimilabile l'operatività delle organizzazioni criminali sarde ai modelli tipici delle organizzazioni mafiose". Nella relazione si parla espressamente dei quartieri Is Mirrionis e Sant'Elia e dell'intervento delle forze di polizia per abbattere le strutture che impedivano l'accesso ai residenti e agli investigatori. L'Isola si conferma terra di importazione della droga e le coste vengono utilizzate spesso come ponte per gli stupefacenti provenienti dal Marocco e dalla Spagna. Canali di approvvigionamento rimangono Calabria e Campania con il conseguente collegamento con la criminalità organizzata locale. Legami con la camorra, secondo la relazione, riguardano le "attività di reinvestimento in Sardegna di denaro verosimilmente frutto di illecita provenienza in quanto riconducibile a clan camorristici". Da una indagine, infatti, é emerso che alcuni sardi avrebbero acquistato beni per imprenditori campani, uno dei quali era imparentato con i Casalesi. Importanti le inchieste che hanno portato al sequestro di beni. Nel periodo analizzato sono stati eseguiti 26 sequestri preventivi nei confronti di soggetti indagati per reati legati alla criminalità organizzata.

Manuel Scordo (Ansa)
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