Il procuratore capo della Repubblica di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi, ha deciso di secretare gli atti relativi alle indagini scattate dopo l'alluvione del 18 novembre scorso che ha causato in Gallura 13 morti, fra cui due bambini, e devastazione. In particolare il riserbo, ha spiegato il Comando provinciale carabinieri di Sassari, riguarda "le perizie eseguite, e quelle in corso, e i nominativi degli indagati". Una decisione assunta per continuare con tranquillità l'inchiesta entrata in un momento delicato.

Un mese fa la Procura aveva inviato i primi sei avvisi di garanzia a altrettanti tecnici, collaudatori e imprenditori, che hanno avuto a che fare con la progettazione e realizzazione della strada provinciale numero 38, che collega Olbia con Tempio, nella cui frana di Monte Pinu sono morte tre persone e una quarta è rimasta ferita. Per tutti il sostituto procuratore Riccardo Rossi ha ipotizzato il reato di disastro ambientale, omicidio plurimo colposo e lesioni personali gravissime. Capi d'accusa che sono stati contestati anche all'amministratore delegato della "Impresa di costruzioni Alessandro Rossi srl" di Roma che, fra la metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta realizzò la provinciale. I tecnici dell'impresa romana nei prossimi giorni dovrebbero effettuare, dopo il via libera della Procura, un sopralluogo nel tratto della strada crollata. Un'attività sulla quale ora la magistratura inquirente ha imposto il silenzio. Oltre alla strada crollata proseguono anche le altre due indagini aperte a Tempio. Una riguarda il dissesto idrogeologico della città di Olbia, qui l'alluvione provocò varie morti fra cui la pensionata Anna Ragnedda, di 83, annegata nella sua abitazione e per la cui morte è indagata la sua badante romena, di 28 anni, per omicidio colposo e abbandono di inferma. La terza indagine è invece quella di Arzachena dove morirono i quattro componenti di una famiglia italo-brasiliana, annegati all'interno di un seminterrato trasformato in abitazione.
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