Via le grandi centrali di produzione a combustione e gli impianti di incenerimento dei rifiuti. Meglio l'autonomia energetica, le politiche di risparmio e anti-inquinamento e il potenziamento della raccolta differenziata e del recupero della spazzatura. Sono i primi messaggi della lettera di 26 comitati e associazioni sardi riuniti sotto il nome del coordinamento "Non bruciamoci il futuro" ai candidati alla presidenza della Regione alle elezioni regionali. "Nei programmi elettorali - ha detto Franca Battelli del coordinamento Nbf - non abbiamo ancora trovato impegni certi ad esempio sugli inceneritori, si fanno solo dichiarazioni generiche". I comitati lanciano un vero e proprio allarme. "Non si parla davvero di inquinamento - ha detto Vincenzo Migaleddu, uno dei rappresentanti del coordinamento - secondo i dati dello studio 'Sentieri' dell'Istituto superiore di Sanità a Porto Torres si registrano tassi di mortalità indicizzati (periodo 1995-2002) superiori a quelli di Taranto". Nove le richieste chiave: tra questi un nuovo piano energetico ambientale regionale e un piano regionale di gestione dei rifiuti solidi urbani. E ancora la bonifica dei circa 450mila ettari dichiarati Sin, siti di interesse nazionale, inquinati da vecchie o ancora presenti attività industriali. Passando anche per il potenziamento della ricerca sui danni alla salute causati dalle condizioni ambientale modificati dalle combustioni. Secondo il coordinamento la produzione di energia elettrica nell'isola è superiore a quella che serve alla Sardegna con inevitabile produzione di Co2. "Un non senso - ha detto Migaleddu - si tratta di una distorsione di mercato: la Sardegna esporta energia, ma poi deve pagare un 30 per cento in più rispetto agli altri". Attenti al futuro. "Ai permessi di ricerca per risorse geotermiche - si legge nel documento - si sommano quelli per idrocarburi liquidi e gassosi, sia in mare sia in terra. Ovunque cambiano i nomi delle società interessate ma non i rischi connessi con le eventuali concessioni esplorative".
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