Nelle 55 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip di Cagliari Giampaolo Casula, poco più di sette pagine vengono dedicate al ricevimento di nozze del consigliere regionale del Pdl Carlo Sanjust a maggio del 2009 al Bastione St. Remy di Cagliari, con quasi 300 invitati. Una spesa di oltre 23 mila euro che secondo gli inquirenti sarebbe stata sostenuta con i soldi destinati al gruppo in Consiglio regionale e non dal politico.

In particolare, si legge nell'ordinanza, il banchetto sarebbe stato inizialmente pagato con due assegni per complessivi 25 mila euro, giustificati con una fattura a nome del Gruppo del Pdl, di cui allora era presidente Diana. Successivamente Sanjust avrebbe richiesto alla società che si era occupata del catering la restituzione di 23 mila euro in contanti, sostituiti con tre assegni e giustificate con fatture intestate a nome del Pdl.

"Lo stesso Sanjust mi chiese di emettere le fatture intestate a nome del gruppo del Pdl - dichiara agli inquirenti l'amministratore unico della società che gestì l'evento - spalmandole tra ottobre e dicembre del 2009 e facendo riferimento a un convegno tenuto nell'ottobre del 2009". Ma tra i documenti consegnati dagli indagati, e in particolare da Diana e a seguito delle perquisizioni, manca proprio la fattura relativa ai 25 mila euro.

"Ciò dimostra in maniera evidente - scrive il Gip nell'ordinanza - la volontà di inquinare le prove documentali sottraendo all'ufficio atti essenziali per ricostruire i fatti: mancavano, infatti, tra le fatture consegnate da Diana, proprio le attestazioni di spesa maggiormente sospette". A ottobre dopo le perquisizioni nello studio e nell'abitazione di Sanjust, l'esponente del Pdl si è presentato in Procura per consegnare la copia di un assegno intestato a lui per 12.500 euro e un dettaglio del conto corrente a lui intestato in cui veniva evidenziato l'incasso di un assegno per altri 12.500 euro. In pratica, secondo l'accusa, si tratterebbe dei due assegni consegnati alla società di catering e di cui poi Sanjust avrebbe richiesto la restituzione in contanti. "Tale tentativo di giustificazione - scrive il Gip nell'ordinanza - a poche ore dalla perquisizione rende evidente che, fin dall'inizio, Sanjust e Diana avevano concordato di creare un'apparenza di regolarità contabile".

LA DIFESA - Tramite il suo legale, Carlo Amat, si era difeso: "Abbiamo già consegnato agli inquirenti una fotocopia e la copia della schermata della banca che dimostrano come il matrimonio dell'onorevole sia stato pagato con due assegni del suo conto corrente personale", aveva detto il legale, precisando anche di aver portato agli inquirenti i documenti relativi al viaggio di nozze.
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