La dispersione è aumentata, tra il 2007 e il 2012, di quasi quattro punti (da 21,8 a 25,5), il numero degli immatricolati al primo anno pari a 2,20 contro il 2,56 dell'Italia, percentuale dei laureati sulla popolazione 30-34 anni è 17,6% (nell'Europa a 27 del 34,6%). "Da 10 anni - spiega Putzolu - l'isola attende la legge di riordino del sistema regionale di istruzione e formazione. Le possibilità di lavoro aumentano con il crescere del livello culturale, ma la scuola sarda registra solo numeri negativi. Questa semplice constatazione dovrebbe determinare nella classe politica regionale, in primo luogo nella Giunta, la decisa volontà di modificare radicalmente una situazione che apre davanti ai giovani sardi, che si affidano fiduciosi alla nostra scuola, scenari preoccupanti: condizioni pressoché permanenti di sottosviluppo economico-culturale, dipendenza da altre regioni, fuga dei cervelli, emigrazione, spopolamento delle zone culturalmente più deboli". Per quanto riguarda la legge quadro, i punti chiave, secondo la Cisl, devono essere quattro. Uno, riduzione del numero massimo di alunni per classe, noto - spiega il segretario - che qualità ed efficacia dell'insegnamento migliorano nelle classi non sovraffollate". Due, stabilizzazione degli insegnanti e continuità didattica. Tre, attività di recupero a favore degli studenti in difficoltà e per favorire l'acquisizione del diploma anche agli adulti sprovvisti del titolo. Quattro, integrazione tra istruzione-formazione professionale e alternanza scuola-lavoro.
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