Tra il 2006 e il 2007 avrebbe percepito circa venti milioni di euro dei fondi per l'editoria in modo illecito. Tegola giudiziaria per il deputato del Pdl, Antonio Angelucci, fondatore del gruppo che edita il quotidiano Libero e in passato il Riformista. La Procura di Roma gli contesta il reato di falso e truffa e oggi i Finanzieri del Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l'Editoria hanno sequestrato oggi conti correnti e titoli per un valore che ricalca la cifra dei finanziamenti ottenuti in modo illecito da 'Editoriale Libero' e 'Edizioni Riformiste', le società che all'epoca dei fatti pubblicavano i due quotidiani. Antonio Angelucci, fondatore della Tosinvest, è noto anche come il re della sanità privata del Lazio con un impero di venticinque cliniche.

Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, coordinati dai pm della Procura di Roma, le due società hanno dichiarato di appartenere ad editori diversi per aggirare il divieto di richiedere contributi pubblici per più di una testata da parte dello stesso editore. Al centro di questa operazione, sostengono gli inquirenti romani, ci sarebbe il deputato del Pdl Antonio Angelucci che, attraverso persone fisiche e società residenti all'estero, avrebbe nascosto il controllo reale delle aziende editoriali.

I contributi pubblici sarebbero stati percepiti indebitamente nel 2006 e nel 2007, mentre dal 2008 al 2011 sono stati bloccati in seguito all'indagine. Assieme ad Angelucci, sono indagati i rappresentanti legali delle sue società, Arnaldo Rossi e Roberto Crespi. Sull'iniziativa della Procura, Angelucci si dice "sorpreso" In una nota si segnala, inoltre "la intempestività dell'odierno provvedimento, tenuto conto dei numerosi ed avanzati contatti con il Dipartimento dell'Editoria, con la quale era in corso una intensa attività volta alla formalizzazione delle intese per la definizione della controversia, circostanza anch'essa portata tempestivamente all'attenzione degli inquirenti".

Il procedimento avviato dalla Procura di Roma trae origine dalla segnalazione inviata dall'Agcom nell'agosto 2010, nell'ambito di un parallelo procedimento amministrativo finalizzato ad individuare gli assetti proprietari degli editori dei due giornali. Contro la delibera dell'Agcom, le imprese editrici hanno presentato ricorso al Tar del Lazio. Ne è seguito un lungo iter giudiziario-amministrativo al termine del quale il Consiglio di Stato ha dichiarato la fondatezza della delibera. La vicenda è tuttora pendente in Cassazione su ricorso di Angelucci e della società Finanziaria Tosinvest spa che chiedono l'annullamento della sentenza del Consiglio di Stato.
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