Oristano è l'unico centro in Sardegna ed uno dei pochissimi in Italia ad effettuare la terapia elettroconvulsivante. Ma sull'elettroshock, praticato dal dipartimento di salute mentale della Asl 5, è scontro aperto con il Comitato dei cittadini per i diritti umani. Il Ccdu attacca la Asl, in particolare sotto accusa è la considerazione secondo cui “questa pratica è persino preferibile, rispetto ai farmaci, per le donne in gravidanza”. Il Comitato ha deciso di intraprendere una serie di iniziative e di segnalare alle autorità questa situazione per difendere le persone affette da disagio mentale”.

LA POLEMICA - Secondo il Comitato, il convegno sul'elettroshock organizzato recentemente dalla Asl è una sfacciata promozione di questa pratica. Anche l’uso della parola terapia elettroconvulsivante (TEC) è fuorviante, perché si tratta sempre di un elettroshock camuffato con farmaci bio-rilassanti. Ci chiediamo quali siano gli introiti dell'ospedale per gli elettroshock effettuati e soprattutto chi abbia finanziato il convegno”. Il Comitato ricorda il recente documento delle Nazioni Unite che include l’elettroshock tra gli strumenti di tortura. Infine riprende la nota del ministero della Sanità del 1999:

La letalità della TEC è di circa 2-3 per 100 mila applicazioni somministrate e di 1 per 10 mila pazienti trattati. Sono state poi riscontrate lesioni celebrali, perdita di memoria (a volte transitoria) e di identità e, comunque, nell'80 per cento dei casi il paziente è soggetto a ricadute”. Il Comitato chiede l'abolizione dell'ettroshock in Sardegna e nel resto d'Italia.

IL CONVEGNO – Il congresso organizzato ai primi di giugno a Oristano mirava a “fare luce sulla terapia elettroconvulsivante (Tec) e sfatarne tabù e pregiudizi” recita una nota della Asl 5. Come aveva spiegato il direttore del dipartimento di Salute mentale Giampaolo Minnai “si è cercato di accendere i riflettori su una terapia la cui validità e sicurezza è ormai stata dimostrata e che in alcuni casi è l'unica a poter salvare la vita di un paziente, ma che sconta la pena di essere orfana di sponsor: alle sue spalle non ci sono le case farmaceutiche internazionali che hanno tutto l'interesse a cavalcare le resistenze legate a questo tipo di trattamento.

LA PRATICA - Il dipartimento di Salute Mentale oristanese è l'unico in Sardegna ed uno dei pochissimi in Italia ad effettuare la terapia elettroconvulsivante, praticata per la prima volta nel 1938 da due italiani, Ugo Cerletti e Lucio Bini. Oltre a Oristano, i centri che la garantiscono nella penisola sono quelli di Brunico, Montichiari, Milano e Pisa. Al “San Martino” nel 2012 sono stati trattati con questa terapia 17 pazienti, di cui 9 donne e 8 uomini, con un'età media di 50 anni, sette residenti nella nostra provincia, gli altri provenienti dal resto dell'Isola. Tutti i pazienti soffrivano di depressione e si erano sottoposti senza successo al trattamento farmacologico, provando in media 6 o 7 tipologie di farmaco. Nove di loro avevano tentato il suicidio, ed erano a rischio recidiva.

Valeria Pinna
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