"Quello che emerge è mafia". Anche il presidente del Senato Pietro Grasso non usa mezzi termini per definire quanto emerso dall'inchiesta che ha sconvolto il mondo politico ed economico della Capitale e che nei giorni scorsi ha portato a 37 arresti, scoperchiando una fitta rete di malaffare, connivenze e appalti pilotati. Il numero uno di Palazzo Madama ha toccato l'argomento nel corso del tradizionale colloquio prenatazio con la stampa. "Le indagini hanno fatto emergere un "mondo di mezzo" che non fatico a identificare come mafia - ha detto Grasso - perché anche le mafie sono cambiate: il volto violento e brutale della criminalità organizzata non è il più grave pericolo". "E' come se quella che una volta veniva definita l' "area grigia" della mafia si fosse resa completamente autonoma", ha proseguito Grasso. "Sarebbe un errore grave sottovalutarne la pericolosità e sminuire il tutto a qualche episodico caso di corruzione o criminalità comune. Temo che il fenomeno sia molto più diffuso di quanto non appaia".

ARRESTI CONFERMATI - Intanto, questa mattina il Tribunale del Riesame di Roma ha confermato la custodia in carcere, proprio con l'aggravante mafiosa, per Salvatore Buzzi, Giovanni De Carlo e altri nove indagati nell'inchiesta, mentre torna in libertà Riccardo Mancini, ex ad dell'Ente. Per Giovanni Fiscon, ex direttore generale Ama, sono stati infine autorizzati i domiciliari.
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