"Insieme con i miei colleghi sono stato accusato di barbarie, di aver bastonato Stefano Cucchi, di averlo picchiato. Siamo paragonati a nazisti spietati, non auguro a nessuno di subire quello che abbiamo subito noi. Ma io, noi siamo innocenti". Queste le parole di Nicola Minichini, uno dei poliziotti alla sbarra nel processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi. L'agente ha rilasciato dichiarazioni spontanee a conclusione del dibattimento. I giudici sono poi entrati in camera di consiglio e nel pomeriggio emetteranno la sentenza nei confronti degli imputati: sei medici, tre infermieri e - appunto - tre agenti della polizia penitenziaria. Le ipotesi sono molteplici: confermare la sentenza di primo grado che vide condannati soltanto i medici per omicidio colposo (tranne una, solo per falso); accogliere le richieste del pg, ribaltando la sentenza, con la condanna di tutti gli imputati; oppure accogliere le tesi difensive che hanno sollecitato l'assoluzione di tutti gli imputati. Le accuse nei confronti di questi ultimi sono, a vario titolo, quelle di abbandono di incapace, abuso d'ufficio, favoreggiamento, falsità ideologica, lesioni e abuso di autorità. Per l'accusa Stefano Cucchi, nell'ottobre 2009, fu pestato nelle camere di sicurezza del tribunale di Roma, dove si trovava in attesa dell'udienza di convalida del suo arresto per droga. E in ospedale furono ignorate le sue richieste di avere farmaci e il giovane fu abbandonato e lasciato morire di fame e sete.
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